Andrea Pazienza e Bob Marley

 

Ischia. Giunto all’ombra delle Pietre Rosse aprii il giornale, lo chiusi e ripresi la via di casa. La notizia che Bob Marley si sarebbe esibito allo stadio San Siro mi aveva mandato in visibilio. Telefonai a Joseph, sicuro che mi avrebbe ospitato a Milano per qualche giorno. Sul porto di Ischia comprai una bottiglia di Beaujolais nouveau, sapevo che il mio amico l’avrebbe apprezzata.

Napoli Centrale. Alla stazione presi il treno per un pelo, nel vagone di coda trovai uno scompartimento libero e, sistemato di traverso sui sedili, mi appisolai beato.

Roma Termini. Mi svegliai quando il treno fece sosta, nello scompartimento due ragazzi sistemavano il loro bagaglio. Fumando una sigaretta osservai i nuovi arrivati: viaggiavano insieme, ma ognuno nei propri pensieri. “Ricciolo Scuro” guardava fuori dal finestrino con aria malinconica, il pugno sotto il mento come un pensatore greco; dopo la lettura frettolosa di un dépliant, “Groucho Marx” si addormentò riverso sul bracciolo del sedile. Valutai che avessimo più o meno la stessa età, anche se le ombre che saettavano sul volto del giovane riccioluto di fronte a me lo facevano più vecchio, più maturo.

Cominciai a scrutar fuori anch’io: l’oscurità era totale, nessuna macchia di luce nel paesaggio di foschia, di vuoto, solo lo sferragliare delle rotaie ci faceva compagnia. Gli offrii da fumare, rifiutò con un cenno della testa senza guardarmi. Cominciò a parlare a frasi mozze, poi, rianimatosi, mi raccontò di sé, delle sue aspirazioni e dei suoi sogni. Il cambiamento mi piacque, le sue parole erano affascinanti e come le pronunciava era magnetico.

Il neon sul soffitto ci illuminava appena, trasportato dalla sua voce, per un tempo indefinito, ascoltai e ascoltai. Seppi che era Andrea Pazienza, il cui volto mi era sconosciuto, ma, del suo personaggio Ranxerox conoscevo tutto da quando, sulla rivista Il Male, leggevo i suoi racconti dissacranti. Il sorriso si presentò brindando alla vita e agli incontri fugaci e bevendo a canna il vino francese, pronto a unirsi alla compagnia.

Milano Centrale. Si fece giorno, era il 27 giugno 1980 e Bob Marley ci aspettava; il viaggio continuò per tutti, più o meno a lungo.

San Siro. Eravamo in ottantamila, le note di Je so’ pazzo echeggiavano ancora quando Bob, in camicia di jeans con i lunghissimi Dreadlocks, attaccò con gli accordi di Chant down Babylon, facendo esplodere lo stadio.

 

 

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