Fino a poco tempo fa Facebook era il babau dei media classici.
Sentina di ogni vizio, ritrovo di subdoli violentatori e aperti inneggiatori al male. Di spellatori di cani vivi e assassini di vecchiette. Di deficienti bimbiminkia, di estremisti e di truffatori. Tant’è che in certi ambienti appena accennavi a un “io sono su fb”, venivi guardata con orrore. Polla, disoccupata, sfigata, perditempo, narcisista…. leggevi queste definizioni scorrere nella testa dell’interlocutore medio. L’unica salvezza alla esclusione sociale era specificare: “ma ho una privacy altissima, e solo 32 co犀利士
ntatti”.
Adesso invece se, spolverandoti le unghie, lasci cadere un “io sono su Twitter”, sei ammirata di colpo. Ooooooh! Tu, autentica rappresentante del “popolo del web”, ultramoderna, a contatto dei vip, al centro di ogni comunicazione che conti. Tu, per quanto praticamente centenaria, diventi una giovane ad honorem.
“Cara, ma come ci si va? Mi spieghi come funziona? E quanti follower hai?
Cosa pensi della posizione antiTwitter di Michele Serra?”
Essendo persona dedita alla sintesi estrema, glielo definisci in 140 secche battute. E te ne torni al desk. Solo lì ti capiscono.