snoopy

Aspirazioni di una bionda

 

Sono bionda. D’un biondo cenere, talvolta. Be’ – a onor del vero – quasi sempre, prima o poi. Nessuno si è mai curato di indagare se io abbia un paio d’occhi, da qualche parte. L’incanto azzurro delle mie spire, il profumo dolce cullato dalle vesti che indosso, non ammaliano più i clienti abituali.
Hanno fretta. Sono rozzi. Coltivano una ributtante tosse grassa. Sfoggiano baffi e unghie giallognoli e denti scuri. Inguardabili.
E nonostante tutto – mediocre silfide esangue che non sono altro! – non so esistere senza di loro. Mi consumano, mi usano per dissimulare improbabili fughe, mi piegano in posizioni innaturali, mi svuotano.
Non mi amano, lo so.
Al massimo, bene che vada, lasciano che io arda per dieci minuti, prima di disfarsi di me. Alcuni mi abbandonano in autostrada, persino. I più cinici – ci credereste? – quando l’apice del godimento si estingue arrivano a pestarmi, con una violenza inaudita. Anche molte, inutili volte.

I miei volevano una femmina. Fui la loro gioia quando vidi la luce.
Se solo immaginassero la verità, ne morirebbero. Come cowboy e cavallo della Marlboro, probabilmente.
Ma non darò loro un simile dolore. Non sapranno mai quante volte io abbia desiderato essere un maschio, libero, tutto foglie.
E chiamarmi, a Dio piacendo, Tabacco Da Pipa.

 

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