Astianatte e Mary Poppins

Sarò anche una boomer ormai anziana, cresciuta a latte e carica dei 101, con tutta la retorica disneyana che circonda e sostanzia quella narrazione, ma quando leggo di una donna che uccide il proprio cane perché con lui non le è consentito prendere un volo [per non parlare di chi la rilascia su cauzione] non posso che essere grata di essere nata nel l956, di aver visto con mio papà al cinema a Milano, Diana o Rivoli, tutti i film di Walt Disney, di aver avuto un’educazione all’amore dell’altro chiunque fosse, ancor più se quadrupede – e me ne vanto – ancor più se inerme.
La riflessione era già stata alimentata l’altra sera, festa del papà, dalla partecipazione on line alla presentazione di un libro.
Mi catturava il titolo: In difesa di Astianatte. Per una forza capace di difendere la vita*, evocativo di una disamina del mito e delle storie del mondo greco, ma, soprattutto, mi coinvolge il fatto che posso considerare amico uno degli autori, Giorgio Cavallari [quanto gli devo è cosa che lui ed io conosciamo bene].
Ho superato il timore riverenziale nel quale il contesto, di un certo peso e rivolto in particolare agli addetti ai lavori, lasciava supporre gli autori avrebbero dialogato – così recitava l’invito del Centro Italiano di Psicologia Analitica – e, senza aver ancora letto il libro, ho ascoltato una interessante lezione sulla Storia, il mito, l’oggi e il rapporto tutto da ripensare tra potere e forza: il potere che schiaccia assimila esclude uccide e la forza che i poteri possiedono di permettere di esistere alla vita, alle vite, ad ogni vita venuta al mondo.
La violenza che donne, bambini, uomini, ambiente naturale e (aggiungo) animali subiscono, quella che i mezzi di informazione documentano, quasi certamente in modo incompleto quando non fuorviante, sopraffa la cura. La vita conta meno di un viaggio in aereo, di un rifiuto, dell’istintiva reazione a un abuso. La vita sembra non contare più niente.
Innumerevoli Astianatte sono precipitati e precipitano dalle rupi per disegni di sterminio, per incuria, per insensata violenza, per interesse economico. Chiunque eserciti il potere, un potere, anche minimo su un animale considerato di sua proprietà, può fare ciò che vuole, impunito; il peggio che gli può capitare è una multa.
Giorgio Cavallari e Simona Gazzotti hanno spiegato attraverso la rilettura di testi antichi (Euripide, Seneca) e moderni (Sartre) quali meccanismi mentali sovraintendono l’eterno oscillare dell’uomo tra cura e violenza, tra il ricordo dell’amorevole ambiente familiare che sollecita il pianto di Ulisse alla corte dei Feaci e la sua decisione di uccidere Astianatte; hanno sostenuto e argomentato che l’esercizio del potere da parte di governanti, educatori, analisti deve essere agito prevalentemente nella cura di quelli che Hannah Arendt definiva i nati: tutti gli Astianatte, tutti i nati, costituiscono e rappresentano una responsabilità di custodia, devono avere la possibilità di vivere una vita libera e sicura, tradotta nella bellissima immagine di Telemaco che dopo aver aiutato il padre a sterminare i Proci lo invita a deporre le armi, a sedersi sotto un platano, a condividere pane e libertà.
Il figlio dice al padre: si invertono i ruoli perché nel collettivo immaginario è il padre che dice al figlio, è il padre che si occupa della cura. Ma, ha sottolineato Simona Gazzotti, Mary Poppins arriva non certo per i due bambini. Mary Poppins scende appesa al suo ombrellino per il loro padre.
Confesso: ho avuto un sussulto perché sono ormai convinta che il caso non sia un caso. Ho pensato immediatamente a un mio racconto scritto qualche tempo fa e uscito il 19 marzo: ci sono una figlia, una madre, un padre, una città – Milano – e una domenica pomeriggio al cinema per il film appena uscito nelle sale: Mary Poppins, regalo da papà a figlia? Sì, certo, ma quale regalo alla luce di questa rilettura e – soprattutto – quale papà, con quale consapevole cura, lui che la violenza schiacciante aveva subito da parte di un potere straniero che considerava la vita un numero senza valore alcuno, passibile di sterminio.
Proprio questa figura del padre attraversa – dicono gli autori – tutto il libro, incarna il potere, la forza, la violenza e soprattutto la scelta, la capacità di viverla sapendo che può degenerare in qualsiasi momento e quindi controllando costantemente. Che la scelta sia etica in modo che (cito l’autore) ” ogni vita [abbia] la dignità di un “mito” da vivere, da raccontare, da creare”

*Giorgio Cavallari, Simona Gazzotti, In difesa di Astianatte. Per una forza capace di difendere la vita, Vivarium, 2024.

 

 

6 commenti su “Astianatte e Mary Poppins”

  1. Teresa Trivellin

    Quanto ho pensato anch’io a quel fatto, in aeroporto, di brutale e cinica malvagità che lascia esterrefatti. Io, oggi boomer anziana come dici tu, amica Amelia, grata per aver visto da piccola “Umberto D.” alla tv, con mio padre. Disperati entrambi per uno schiacciante senso di impotenza verso le sofferenze indicibili degli animali che sapevamo – so – nessuna utopia avrebbe mai cancellato.

  2. FEDERICO MADERNO

    Siamo una specie che ha fallito. Ora dovremmo estinguerci con un po’ di sana dignità, lasciando il posto a qualche altra forma di vita prima di distruggere il mondo e impedire agli altri di provarci.

    1. Giovanna Nuvoletti

      a volte lo penso anch’io – millenni fa gli uomini compirono scelte culturali, che finora sono servite a aumentare il numero e il peso della specie. E quindi si sono confermate. Ma adesso siamo al redde rationem – si paga il fio di violenza e crudeltà innaturali – può affacciarsi l’estinzione. Anche perché i tentativi di cambio d’indirizzo, belli e fragili, come uguaglianze, libertà, democrazia, diritti stanno subendo un deciso stop.

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