Quarant’anni fa, esattamente il 5 gennaio 1985, ebbi la ventura di approdare su territorio para-cinese, sulla pista di atterraggio di Kowloon, ad Hong-Kong, con un Boeing 747 della Cathai Pacific, che dopo una mezza giornata di viaggio da Francoforte imbroccò bellamente la pista verso monte e tutto andò bene.
Più avventuroso l’atterraggio a Nanchino la sera stessa, su un volo CAAC delle aviolinee interne cinesi decisamente più spartano: l’aeromobile indovinò la presenza dell’aeroporto grazie alle luci prontamente accese a terra, non certo col radar o col sonar; poi però il pilota dovette prodursi in una frenata disperata e sbandante per non finire fuori pista! Ad attenderci c’era comunque un addetto all’antincendio, in bicicletta e con l’estintore a spalla (sic)…
Un mesetto dopo tornammo in loco per salutare l’arrivo della seconda delegazione Indesit in arrivo dall’Italia: all’ora stabilita un aereo si presentò sui cieli di Nanchino, ma tirò dritto, per poi riprovarci qualche minuto dopo, quando le luci dell’aeroporto erano state provvidenzialmente accese, così da permettergli l’avvistamento della pista e un atterraggio normale!
Dopo tre mesi di qualsiasi attività lavorativa da tecnico emigrante (anche l’interprete), era consigliabile uscire dal territorio cinese per non dover pagare le tasse al fisco della PRC; perciò ci toccò riprendere un CAAC e tornare a Hong-Kong per un paio di giorni, solo che quella seconda discesa su Kowloon mi causò un gran mal di testa e una successiva febbre in hôtel, mentre a Nanchino gli altri si vaccinavano contro eventuale meningite trasmessa da zanzare (?!).
Il successivo accidentato ritorno per via aerea comportò un atterraggio a Canton e un altro, memorabile, a Shanghai (prima di dover prendere un treno accelerato per Nanjing…): il solito Trident CAAC era avvolto da una nebbia fittissima, l’aeroporto doveva essere vicino, ma quella volta nemmeno l’accensione delle luci sarebbe bastata… Ci si abbassa, ci si abbassa, ed ecco che la nuvola scompare: saremo stati a una trentina di metri dal suolo umido di pioggia, atterraggio perfetto, applauso al pilota!
Il terzo e ultimo atterraggio a Kowloon avvenne di giorno, il 4 maggio (non una gran data per viaggiare in aereo tra le colline…): giornata splendida, con tutti i fiumi cinesi di una tinta marron come sempre e l’arcipelago e i sobborghi e i grattacieli sempre più vicini; finché il pilota fece una virata improvvisa è imboccò la pista, ’stavolta verso il mare: mare a sinistra, mare a destra, mare in fondo, ma poi si fermò!
Qualche mese dopo si lesse la notizia che un velivolo CAAC non l’aveva presa altrettanto bene, finendo parzialmente in mare, con varie vittime.

Aereoporti Anni '80 Tecnico emigrante
Avendo vissuto tre anni a Taipei (1980) per seguire lo sviluppo produttivo degli stabilimenti della mia Azienda italiana in Cina Democratica, Korea del Sud e Thailandia mi capitava spesso di provare il brivido dell’atterraggio a Hong Kong. Un brivido che in qualche modo si sovrapponeva a quello della prima volta (da Roma), in cui il Boeing dell’Alitalia mostrò la preparazione di volo del capitano pilota, che passò tra i tetti di HK e poi planò direttamente sulla lingua di terra che conduceva all’area aereoportuale. Fu una delle volte che condivisi veramente gli applausi dei passeggeri di diverse nazionalità e culture. Ho raccontato questo recentemente a mio nipote che oggi studia in Australia ed ha provato lo stesso atterraggio (facendo scalo per Sidney) condividendolo in parte perché oggi l’aeroporto di HK è cambiato ed in più è territorio della Cina Popolare, dove non è semplice passare qualche ora in attesa della continuazione del volo. Devo dire che un pò ho nostalgia della bellezza dell’Asia.
Altro ricordo del check-in di Kowloon: varie file destinate a Nanjing, Taiwan, Filippine, ecc… Di punto in bianco veniamo raggiunti da una serie di pompelmi rotolanti sfuggiti a qualcuno alle nostre spalle !?