AUGURI A CARLO… perpetuo erede al trono d’Inghilterra

E’ l’erede al trono di più lungo corso della storia d’Inghilterra, Carlo principe di Galles, che il 14 novembre compie 70 anni: eppure la successione alla inossidabile regina Elisabetta appare ancora lontana (sebbene Nostradamus in una delle sue celeberrime quartine l’abbia predetta per il 2022). Carlo ha largamente superato il record di aspirante al trono detenuto finora da Edoardo VII, che divenne re a 60 anni, ma c’è chi si augura che la monarchia britannica “salti un turno” e che il principe passi la mano direttamente al figlio William, più popolare e amato. Colpa delle “ingerenze”, piuttosto sgradite ai politici, e delle prese di posizione talvolta stravaganti del principe, oltre che del fotoromanzo a puntate dei suoi amori e dei suoi matrimoni. Ma andiamo con ordine.
Lo scorso aprile Carlo aveva avuto un grosso assist dalla regina, che nel vertice annuale del Commonwealth lo ha designato alla testa dell’organizzazione che riunisce le ex colonie britanniche (un mercato da due miliardi e 400mila abitanti in cinque continenti di cui fanno parte tra gli altri Canada, Australia, Nuova Zelanda). Alla luce della prossima Brexit, Londra ha tutto l’interesse a tenere vivi i rapporti economici e commerciali, oltre che politici, con quei paesi. Il titolo è puramente onorario ma l’investitura da parte della madre è stata letta come un implicito passaggio dello scettro – a tempo debito, si intende.
Come ambasciatore degli interessi del paese, peraltro alla pari con gli altri componenti della “ditta” Windsor, nulla da eccepire su Carlo: ma i commentatori politici e la stampa non dimenticano le performance del “principe impiccione”, come lui stesso si definì una volta non senza civetteria, a partire dai Black Spider Memos (i “promemoria a zampe di gallina”, così chiamati per la loro grafia sgangherata) che dal 2002 il principe ha cominciato a spedire a ministri e leader politici, illustrando i suoi punti di vista su argomenti di natura sociale, paesaggistica e ambientale (si sa che tiene molto all’ambiente, tanto da convertire a etanolo la sua Aston Martin). Come è noto, dalla Casa Reale ci si aspetta assoluta neutralità in materia di decisioni politiche, e le sortite del principe – che pure ribadiva di parlare a titolo puramente personale – fecero sollevare più di un sopracciglio (anche se i più considerano i suoi richiami inoffensivi, quando non decisamente futili).
Nel 2004, per esempio, Carlo fece sapere al ministro dell’ambiente Elliot Morley di avere particolarmente a cuore le sorti del dentice della Patagonia, specie protetta vittima dei pescatori di frodo, e lo esortò a porre la difesa di questo pesce in cima alle priorità del suo ministero; e nel 2009 suscitò la sollevazione del Gotha dell’architettura internazionale, da Renzo Piano a Zaha Hadid a Frank Gehry, per aver contestato il progetto di Richard Rogers che avrebbe trasformato le Chelsea Barracks, le vecchie caserme nel cuore di Londra, in 552 appartamenti di lusso. Rogers, che sosteneva di essere stato boicottato dal principe e di aver perso altre importanti commesse per colpa sua, lo definì “un disoccupato che non ha niente di meglio da fare che passare il tempo a criticare gli altri”.
Sul fronte privato – ma la famiglia reale è tutt’altro che nuova a controversie e scandali – restano ancora aperte la ferita del disastroso matrimonio con Diana Spencer al quale lui cercò invano di sottrarsi, quella del “Camillagate” a luci rosse con la sua amante ed ex fidanzata (“vorrei essere un tampax per stare sempre dentro di te”, sussurrava lui nelle intercettazioni telefoniche) e quella della tragica morte di Diana, la “principessa triste” tanto cara ai tabloid e a una parte tuttora consistente degli inglesi.
Lo scorso anno ha suscitato polemiche la miniserie distopica della BBC “ King Charles III”, che dipingeva una famiglia reale preda di furibonde lotte di potere, con una Kate Middleton stile Lady Macbeth che trama per scavalcare il suocero e fare re il marito, con Camilla che schiaffeggia il figliastro pretendente al trono e perfino il fantasma di Diana, che si aggira per Buckingham Palace ululando come una banshee. Pura fiction, assicura l’emittente di stato britannica: ma cosi’ finta da sembrare verosimile. Come la biografia non autorizzata scritta dall’ americana Sally Bedell Smith, in cui Carlo è uno sciupafemmine seriale e Diana una psicolabile vittima di bulimia, depressione, autolesionismo, nonché di violenti sbalzi di umore che avrebbe passato al figlio William. Spesso Diana scherniva il marito dicendogli che non sarebbe mai diventato re, scrive la Bedell Smith; aveva l’abitudine di colpire Carlo sulla testa quando lui si inginocchiava la sera per pregare, e lo chiamava sarcasticamente “ragazzo prodigio”; i due avrebbero smesso di avere rapporti dopo appena tre anni di matrimonio
Nel documentario trasmesso qualche giorno fa dalla BBC, che qualcuno ha definito autocelebratorio e che è stato accuratamente confezionato sotto la supervisione dei suoi più stretti consiglieri , Carlo assicura che una volta re eviterà di parlare pubblicamente degli argomenti che gli stanno a cuore (“non sono così stupido”, dichiara) e che si muoverà sempre “all’interno dei parametri costituzionali”. Riuscirà a non cadere in tentazione? Lo scopriremo a suo tempo, ma forse non prestissimo, visto che la Regina Madre morì centenaria e che Elisabetta di anni ne ha “solo” 92.

Carlo Mountbatten-Windsor e Camilla Shand nel decimo anniversario del loro matrimonio
Carlo Mountbatten-Windsor e Camilla Shand nel decimo anniversario del loro matrimonio

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