Quante volte e in che senso nel linguaggio quotidiano ricorre l’avverbio “automaticamente” ? La neo-lingua si arricchisce in modo costante di termini tratti dai media, dai linguaggi tecnici, dalla pubblicità. Ormai l’italiano – che è diventato lingua nazionale solo da una sessantina di anni – tende a impoverirsi diventando una specie di blob nel quale si incanalano i più diversi ‘dialetti’ del Contemporaneo. Delle 270.000 parole che secondo Tullio De Mauro abbiamo come italiani a disposizione ne usiamo in media 6.000. Ma non è solo questione di quantità. L’avverbio del titolo è come l’epitome del fiume carsico che alimenta la perversione del linguaggio contemporaneo. Che significato assume questo avverbio nel contesto del degrado che viviamo? Il linguaggio è per sua natura mediazione, relazione, dialogo, confronto attraverso i testi letterari, i giornali, nonché la televisione e la radio che hanno contribuito in modo decisivo al propagarsi della lingua nazionale. La ricchezza inesauribile della lingua italiana è prosperata per secoli in un paesaggio naturale/culturale nel quale prevalevano le comunità agricole e la letteratura attingeva a questo mondo unendo l’alto e il basso. Oggi la relazione col mezzo tecnico muta in modo radicale quel paesaggio, innanzitutto per i nativi digitali. Il linguaggio sembra andare così verso forme introvertite, in cui esso nasce, offerto com’è for dummies, dalle reti informatiche e/o dai media, cellulare in testa. In modo immediato e automatico, con un clic, si ottengono tutte le risposte, senza una vera ricerca, senza esperienza né ad-ventura (ecco il trionfo esclusivo del presente..) lasciando il soggetto nella passività. La parola ci viene fornita automaticamente, e l’elaborazione dalla quale nasce non ha più storia. Così, mentre ad es. l’inglese è nato e si è sviluppato in modo potente e creativo attraverso gli usi linguistici dando forma a “modi di dire” che ne connotano la ricchezza e l’originalità, la neo-lingua attinge quotidianamente a un repertorio di formule prive di spessore storico, di ‘sapore’ (che sembra conservato invece dai dialetti). Del resto, e non a caso, neo-lingua è termine orwelliano. La società dello spettacolo ha connotati senza dubbio autoritari.