Mi piace vivere in questa zona.
Siamo vicino al centro, posso andare a piedi ai giardini di Porta Venezia e se prendiamo la Lilla arriviamo al Parco Nord. La scuola è vicina, pure il negozio dove vado a provarmi lo smalto per le unghie. Hanno anche i brillantini per la nail art e ho trovato uno smalto d’oro che fa un effetto stupendo.
Però non mi piace questa cosa che ci sono un sacco di persone che dormono sui cartoni. Come quei signori laggiù, vedi? Hanno passato la notte lì, si sono sistemati le coperte sotto il portico. Guarda anche quel signore con il cappuccio della felpa tirato sulla testa, che sembra uno hobbit. È fortunato, è riuscito a infilarsi nella giga porta rotante, almeno non dorme sul marmo, che è così duro, e può stare al riparo dall’umido della notte.
Mamma, quando vedo queste persone così, che si nascondono dietro i cespugli per fare la cacca, o s’aggiustano il giornale per coprirsi dal vento, o allungano la mano scura di freddo per chiederti due soldi, a me mamma viene l’ansia. Perché ci deve essere gente che non ha un posto dove stare? Potrei essere io come loro, capisci? Mi viene la tristezza nello stomaco, proprio qui. E poi mi viene la rabbia: perché voi adulti siete proprio strani. Non è che ci vuole chissà quale scienza, a risolvere questa cosa. Con tutti gli edifici vuoti che ci sono, come questa torre, altissima, vuotissima. Dicevamo che sarebbe stato bello farci una serra in verticale, svuotare i piani e piantare gli alberi, ogni piano un clima. Pensavamo che avrebbero potuto esserci il giardino della farfalle e dei colibrì e il bosco degli scoiattoli.
Però mamma, se parli con i signori del comune e racconti questa cosa, di fare un giardino nella torre, di’ loro anche di ricordarsi delle persone che dormono dentro la giga porta rotante, che si ricordino che hanno bisogno di una casa, e che non ci vuole molto ad aiutarli. A loro che si accontentano di un cespuglio o del gradino di un negozio non serve una casa grande, basta una stanza dove tenere la loro vita. Mi raccomando, ricordati di dirlo, anche se sei adulta pure tu.