Passai buona parte dell’adolescenza a chiedermi quale fosse il mio posto all’interno del rapporto tra mio padre e mia madre.
Ben presto fu chiaro: nessuno. Lei era distratta, impegnata altrove, a cercare se stessa, lui preso dal ruolo di pater familias.
Annaspavo, cercando dove posizionarmi al meglio,per ottenere attenzione.
Provai a insistere con lei. Fu così che ottenni la risposta che non avrei mai voluto avere, a definire ruoli e prospettive :“non ci provare, io sono tua madre e tu sei mia figlia. Sappi che resto qui per te, se non ci fossi tu me ne sarei già andata”.
In compenso avevo amici, amiche ovunque.
Quando oggi, vengo a sapere che qualcuno soffre per amore, non prendo mai la cosa alla leggera,che sia adolescente, giovane o vecchio… Perché so che si può morire di dolore a qualsiasi età, quando non si riesce ad essere amati e ci rendono invisibili.
Una volta non c’era casa delle vacanze al mare, si chiamava così a quel tempo, che non avesse in un angolo del giardino una pianta di ortensie. Era un fiore molto amato da mia madre che fioriva da giugno fino all’autunno, con una stupefacente varietà di colori..
Fu una estate, quando le ortensie erano fiorite in tutto il loro splendore, che lei si ammalo’
Durò 2 anni.
L’ultima estate se ne stava sdraiata al sole per ore, come se nulla potesse avere fine.
Sembrava felice.
“Il vero obiettivo della tua vita deve essere trovare un lavoro che ti permetta l’indipendenza. E basta, è tutto “ Le sue parole in contraddizione, come se lei un lavoro non ce l’avesse mai avuto.
Se ne andò in inverno.
Molti anni dopo avevo imparato che il vero amore è trovare la compagnia di qualcuno che non scompigli le solitudini reciproche..
E basta, è tutto.