Immensa apnea blu

Il mare è calmo, l’acqua ha tutto il tepore dell’estate. Mi preparo a un’immersione profonda e non ho pensieri. Le mie braccia sono calde e pesanti. La fronte è fresca, il cuore batte forte. Respiro lento e l’aria mi invade. Raggi di sole si perdono verso il profondo. Sarò sale nel sale, acqua nell’acqua, come il giorno che nacqui. Un gesto come un passo di danza a testa in giù. Affondo. Stringo il naso, mando aria ai timpani e nella maschera per compensare la pressione. Un tocco di caviglie, e vado. Il mio torace perde volume, la velocità aumenta. Sono al primo strato di acqua fredda, il neoprene mi protegge. Piccoli scricchiolii e i timpani sono in equilibrio. Scendo ancora. Sento il sangue affluire in petto. L’acqua ora è davvero fredda. Continuo per inerzia. Un altro lieve colpo di pinne, e vado giù veloce. L’ultimo tocco ai timpani, prolungato ed accorto. Apro gli occhi: attorno c’è il nulla e l’immenso. Il fondo, la costa, la superficie sono riferimenti troppo lontani. Mi metto alla paracadutista, scendo a foglia morta. Solo in apnea si vola così, senza bombole addosso. C’è solo il blu, e il mio cuore che batte potente e irregolare, tra un colpo e l’altro c’è il tempo sufficiente a godere del suo suono. Appartengo all’immenso. Guardo il profondimetro: ora inizia il ritorno. Un colpo di pinna energico, come uno sbadiglio nel dormiveglia, e le endorfine girano. Ho più di 40 metri d’acqua sulla testa, poca aria, piccole gambe e una suprema forza dentro che me li farà attraversare tutti. Verso il sole. Sono nel freddo, sotto una pressione immane, e ho la sicurezza che non avevo da ragazzo. Sento il sangue defluire dal petto, e l’acqua si fa meno fredda, mentre il diaframma inizia a contrarsi ritmicamente. Recupero aria dalla maschera, in un gesto saggio e misurato. Ora l’acqua è calda, la mia aria riprende volume, salire è più facile. Tra poco, lo so, non servirà più nemmeno faticare, e volerò verso l’alto. Il sole si annuncia nello scintillio di una superficie appena scalfita dal vento. Gli ultimi metri, i più delicati, e altra aria dalla maschera. E’ un attimo: la membrana della superficie si rompe, l’ascensione è finita e sono di nuovo nel sole. Respiro. Il mio cuore parte veloce a cento al minuto, tutto il sangue viene rimesso a posto. Ecco, sono stato felice.

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