È successo 2700 anni fa. È successo un mese fa. Roma, ratto delle sabine. Nigeria, rapimento di duecento ragazze da una scuola. I responsabili? Uomini. Un popolo di guerrieri. Un gruppo di guerriglieri. Gli uomini di Romolo. Gli uomini di Boko Haram. Romolo era un re. Boko Haram non è una persona, è un gruppo islamista fondamentalista, vicino ad Al Qaeda. Boko Haram, in lingua Hausa – una delle lingue parlate in Nigeria – significa “l’educazione occidentale è vietata”.
Gli uomini di Romolo rapivano per “necessità” (pare che a Roma mancassero le donne), gli uomini di Boko Haran per imporre la propria visione del mondo. Dietro c’è sempre l’idea che le donne siano oggetti a disposizione del maschio: per avere figli da mostrare al mondo, per dimostrare al mondo il proprio potere sugli altri. Boko Haran uccide chi gli si oppone (pochi giorni prima del rapimento di massa, cinquanta studenti erano stati uccisi in un’altra scuola), Roma uccideva chi le si opponeva (chi cercò di riavere le proprie donne venne ucciso in battaglia). Molte delle ragazze nigeriane – alcune cristiane – sono state mostrate in un video mentre recitavano l’atto di fede all’islam. Molte donne sabine si misero in mezzo tra i romani e i loro familiari per evitare che si scannassero.
C’è un libro di Jonathan Littell che si intitola Il secco e l’umido. Parla dell’invasione tedesca in Russia e spiega la sconfitta di Hitler attraverso la metafora del secco e dell’umido. Il secco, il maschio, il nazista, ciò che si presenta come rigido e forte, pare vincere, ma alla fine basta quella che sembra una rinuncia, una debolezza – recitare una formula, mettersi in mezzo fra due uomini armati, ritirarsi di fronte al ferro nemico per farlo impantanare nella fanghiglia del disgelo russo – per far sì che l’umido, il femminile, prevalga, anche dove l’educazione occidentale è vietata.