Fino al 2013, prima di intraprendere una fulgida carriera di giornalista, scrittore e, da ultimo, sceneggiatore, ho avuto l’accortezza di accumulare un tesoretto di contributi previdenziali. Come? Riscattando gli anni di università, del militare, di insegnamento. Ma soprattutto, svolgendo attività come architetto nel campo delle grandi infrastrutture.
Quando, nel 2013, mi sono stufato, stavo lavorando alla realizzazione, da poco iniziata, di un lavoro ciclopico: Il tunnel ferroviario che avrebbe unito Italia e Austria, noto a tutti (a tutti!) come galleria del Brennero. Gli italiani scavavano di qua, gli austriaci di là, l’appuntamento, con prosecco e gewurztraminer a gogo, era (o credevo fosse) a metà tunnel completato, intorno al 2025. Naturalmente attentati NoTav, arresti eccellenti e difficoltà impreviste permettendo. Prima del 2025, per andare a Innsbruck e dintorni partendo dal nostro bel Trentino Alto Adige non c’era altro verso, credevo: o sali in macchina (munita di gomme adeguate), o su un romantico trenino che sbuffa tra montagne e boschi verdissimi o candidi di neve, valichi il passo del Brennero e in due o tre ore ci sei.
Leggo ieri, con un certo stupore, che il nostro ministro delle Infrastrutture, ha in qualche modo annunciato che il tunnel è già operativo, percorso da treni carichi di merci e di austeri e indaffarati manager. Ho guardato il calendario: comunque lo giri, indica che siamo ancora nel 2018.
Allora ho capito. Escludendo a priori che un ministro della Repubblica possa aver sparato una cazzata di simili proporzioni, non restano che due possibilità: la prima è che, venuto meno il mio apporto ai lavori, i tempi si siano repentinamente velocizzati, consentendo il risparmio di sette/otto anni di duro lavoro con esplosivi e frese, impianti di produzione calcestruzzo, drenaggi, armature di acciaio, calcoli ingegneristici e minuziosi controlli di laboratorio.
La seconda eventualità, strettamente collegata alla prima, è che ben conoscendo la mia passione smodata per i vini tirolesi, la Direzione Lavori abbia omesso di invitarmi alla grande festa per l’abbattimento dell’ultimo diaframma. Dunque ringrazio quel ministro, mi pare si chiami Toninelli, per avermi avvertito della vigliaccata perpetratami al solo scopo di risparmiare dieci o dodici litri di gewurztraminer, magari anche di non eccelsa qualità.
La mia vendetta calerà su di loro con furiosissimo sdegno
Cazzate inaudite Ministro Toninelli Traforo del Brennero