L’atmosfera natalizia grava con il suo luccicore d’ordinanza sugli scaffali sotto le nuvole di neon da cui pendono i cartelli delle offerte speciali.
Mani consumate dall’esperienza arpionano bottiglie di olio di semi, scarpe si sollevano a fatica sulle punte, poi gli occhi di un vecchio che, in mezzo al corridoio, stupito guarda i prezzi e mormora tra sé.
Il reparto dei liquori emana i baluginii di una vetrina di Tiffany. Il serpentone dei carrelli staziona, si muove a scatti, si spezza, carambola tra uno “scusate”, un “permesso”, la gentilezza stanca e aggressiva che tradisce lo stress della letizia.
Non importa che il cielo stellato sopra di noi sia finto, lo è altrettanto l’imperativo morale che si annida dentro di noi e che ci spinge a comprare… anche questo, anche quello.
Nel passeggino un bambino, prossimo al sonno, si lecca le dita della mano libera, nell’altra mano ha un biscotto ricoperto di cioccolato: è il solo che davvero se la gode.
All’uscita una signora, davanti al carrello strapieno di buste, fissa lo scontrino che è lungo e avvoltolato come i “gloria” tra le mani degli angeli sul presepe ed esclama: Quanto ho speso! E alla fine che cosa ho comprato?
Buone Feste!