Campagna pubblicitaria da morire dal ridere

 

Temi leggeri. L’Aquila [finite con calma il vostro personale film su quanto accaduto tre anni fa]. Agenzia funebre [toccatevi pure dove più desiderate]. Morte e campagna pubblicitaria [il cerchio si chiude se pensiamo al grande spot governativo messo in piedi dal re della pubblicità].
Grande scalpore sta provocando la campagna pubblicitaria dell’agenzia funebre aquilana Taffo. Riassunto delle affissioni: «Non correre oltre i limiti. Noi non abbiamo fretta di vederti.», «Fai allacciare le cinture anche ai passeggeri. Non costringerci a fare gli straordinari.», ma in particolare «Se hai bevuto fai guidare qualcun altro. O saremo noi a darti un passaggio.». Da qui vorrei partire.
Anzitutto, un plauso va ai figli dell’imprenditore che hanno avuto l’idea e all’agenzia pubblicitaria Peyote adv che l’ha sviluppata, per l’inventiva scioccante certo, ma non solo. Qui si va a rompere un tabù, quello della morte, in era postmoderna che proprio nella morte individua l’ultimo tabù (fonte J. Baudrillard). Ma non solo.
Se mi è concesso un salto dal globale al locale, la campagna assume un valore ancora più rilevante. L’Aquila [il film già ve lo siete fatti]. Non tutti sanno. Consumo di alcol alle stelle (fonte diretta). Il 70% della popolazione è depressa (fonte Spes).
Ben venga, dunque, questa macabra ironia, un affronto pubblicitario al tabù sociale. Ben venga, proprio nella città che ha visto concretizzarsi nello spot mediatico governativo il principale tabù alla sua rinascita.
Mi permetto allora di suggerire un altro slogan per il sig. Taffo: «Se la tua città sta morendo, fortuna vuole che siamo già in loco.».

 

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