Cari vecchi vinili

78, 33, 45. No, non è un terno secco da giocare sulla ruota di Napoli, sono giri che hanno incantato intere generazioni.

78: Vetro, resina, gommalacca, spirale archimedea, puntina di zaffiro o diamante… grazie Emile Berliner che l’hai inventato, grazie Edison che l’hai perfezionato. Il primo disco inciso in Italia non poteva che essere una canzone napoletana: 1895, “a risata“.

33: 1948, Columbia records, Lp, plastica morbida (direi vellutata), Hi fi, casse acustiche, sound, testine (molto) magnetiche, fruscio, copertine, Lato A, Lato B. 30 minuti che scandivano il ritmo della giornata, della serata, della notte, dell’alba.

45: 1949, RCA, 7 pollici, vinile, 4 minuti (di felicità), 100 lire tre canzoni. Juke box. Spesso all’idrogeno…

Cd, I pod, Web.
Cd: 1980, digitale, disco ottico, policarbonato, 12 cm., 16 bit, laser, Philps, 1 lato, copertine minuscole, 60 minuti, masterizzatore.
I pod: 2001, Apple, hard disk, memoria flesh, giga, cuffie, cavi, in un dispositivo l’intero archivio personale.
Web: Addio solchi impolverati, addio fruscio, addio copertine, flusso continuo, condivisione, tutta la musica del mondo con un click, mare magnum, audio et video ad libitum.
Sotto il segno del digitale, musica, fotografia e scrittura intrecciano relazioni sempre più intriganti.

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