Cena per tre fratelli

Tre fratelli si incontrano ogni anno per commemorare il padre defunto. Per l’occasione cenano assieme: si ritrovano, per una sera, lontani da mogli e figli. Bevono, scherzano, ridono, chiacchierano, ritornano bambini.
L’idea della cena, che nel tempo è diventata una consuetudine, è del fratello più piccolo, Ivano, l’unico non sposato, l’unico ad aver studiato. Questa volta, però, c’è una novità. E’ proprio Ivano a proporre agli altri due di cenare a casa sua, anche perché fuori c’è una pioggia battente, incessante, che sembra travolgere tutto.
Nel suo nuovo romanzo, Andrej Longo sviluppa la trama su di un piano inclinato, dove i protagonisti sembrano scivolare ineluttabili verso un baratro che per ciascuno si rivela tale troppo tardi, quando ormai si è con i piedi sul ciglio e il salto nel vuoto è la sola via di fuga.
Un piano sequenza cinematografico che, da un fratello all’altro, da una portata all’altra, da una parola all’altra, registra la pericolosa contiguità quotidiana di ciò che è bene e ciò che è male.
L’interno, dapprima accogliente, poi sempre più claustrofobico, si apre per squarci improvvisi: il rombo di un tuono, una finestra che sbatte, le sirene di un’ambulanza, e il lettore è trascinato nello spettacolo apocalittico di carcasse riverse, cavalli e automobili persi nella fiumana che devasta la città, eppure Carmine, Papele e Ivano, stretti intorno al tavolo, sembrano non accorgersene.
Più delle parole, sono le pause, gli sguardi, i piccoli gesti, spesso anche solo accennati, a tendere il nodo scorsoio che si stringe sempre di più.
L’asciuttezza della scrittura ha la nitidezza dell’apologo. I tre fratelli hanno profili scolpiti, eppure respirano, incespicano, agiscono d’istinto, si contraddicono, riflettono, piangono.
Senza mai rinunciare al realismo, lo scrittore costruisce una raffinata macchina narrativa che anticipa e disvela: la visita alla tomba paterna; è una discesa agli inferi non dissimile da quella che conduce al deposito dove i due fratelli maggiori risolvono i loro affari. Le fotografie scattate da Ivano, giudicate tristi e anche un po’ mosse, dimostrano, oltre ogni velleità artistica, la capacità di cogliere ciò che gli altri non vedono; la stessa cena è un pasto condiviso con il defunto richiamando rituali più antichi. E la pioggia, che sovrasta le voci e dà voce ai silenzi, è solo la pioggia.
Lettura consigliatissima.

Andrej Longo – Solo la pioggia – Sellerio editore

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