Ogni anno, per rivolgersi al mio buon cuore, vengono tagliati almeno tre alberi in Amazzonia. E distrutti l’habitat di dodici uccelli, un numero indefinito di insetti, qualche serpentello, le foglie di cui si cibano certe specie mammifere, l’ombra nella quale si rifugia una famiglia di indigeni che ancora non hanno scoperto. Viene utilizzato carburante inquinante per sfrondarli, trasportarli e lavorarli per trasformarli in carta. Su questi fogli qualcuno, animato di pura bontà, mi invita a dare il mio obolo per non far morire di fame, di sete, di violenze e di abbandono quegli animali, quegli uomini e quegli alberi. Bene, vi avviso: risorse, natura, tempo e spazi con me sono sprecati e buttati. Io sono cattiva!