Accostare il nome di Charlie Parker a quello di Dizzy Gillespie non è inusuale, ma se lo si accosta a quello di Ettore Sommaruga, nato a Milano nel 1904, è lecito chiedersi il perché.
Personaggio poliedrico, creativo, progressista, nel 1922 Ettore Sommaruga lasciò l’Italia e si trasferì prima in Francia, quindi in Portogallo per poi definitivamente portare la propria residenza in Inghilterra. Da bambino aveva ricevuto una educazione musicale, seguendo i corsi di flauto presso la scuola popolare di musica di Milano. La passione per la musica l’accompagnò per tutta la vita e, durante tutte le sue peregrinazioni, ebbe modo di perfezionare le sue capacità di strumentista, ma anche di artigiano nella riparazione di sassofoni.
Per guadagnarsi da vivere in Francia, faceva anche il traduttore e venne introdotto allo studio del Jazz da Van Philips, oboista e direttore d’orchestra americano, in cambio di lezioni di francese. Questo gli permise, per un certo periodo della sua vita, di suonare in un gruppo e di guadagnarsi da vivere con la musica.
Nel 1934 si trasferì in Portogallo, dove aprì un negozio di dischi e strumenti musicali, ma gli affari non andarono bene. Decise quindi di andare ad abitare in Inghilterra, nella casa paterna della moglie Selma, il cui padre era inglese. Spirito indomito dalle inclinazioni anche imprenditoriali, Ettore Sommaruga acquistò dei locali in Grafton Way presso Tottenham Court Road per impiantare una fabbrica di strumenti musicali: la Grafton Light Enginering Company Limited.
Dopo la guerra, reperire lastre di ottone in Inghilterra per costruire sassofoni aveva un costo altissimo, per cui Ettore, ovvero Hector come lo chiamavano in Inghilterra, sviluppò l’idea di un sassofono in plastica. In men che non si dica, riuscì a realizzarlo e nel 1948 depositò i brevetti del suo strumento, il Grafton Plastic. Il Grafton plastic era realizzato con un corpo estruso da un solo blocco di resina plastica ureica color avorio e aveva un costo contenuto.
E ora chiariamo come mai il nome di Ettore Sommaruga possa essere accostato a quello di Charlie Parker. Nel maggio del 1953, a Toronto, Charlie Parker, insieme a Bud Powell, Dizzy Gillespie, Charlie Mingus e Max Roach doveva suonare al Massey Hall (clicca qui) Ma non aveva con sè il King Silversonic, il sax con cui suonava abitualmente, perché l’aveva lasciato a un banco di pegni in cambio di soldi. Fu così che qualcuno gli disse: vuoi provare il Grafton Plastic? Parker, curioso com’era, non si lasciò scappare l’occasione: in quel concerto, divenuto memorabile, lo strumento di Ettore Sommaruga risuonò, come non mai, con la sua tipica sonorità aspra e brillante.
Fu realizzato un disco; Parker per contratto non poteva usare il suo nome, quindi tra gli esecutori, nei crediti, risultò come Charlie Chan. Per una serie di ragioni, soprattutto tecniche, il Grafton plastic cessò di essere prodotto nel 1967. Oggi, il Grafton Plastic n. di serie 10265, suonato da Charlie Parker, ideato e realizzato da Ettore Sommaruga, si trova presso l’American jazz museum di Kansas City, ma se volete vederne un esemplare e siete a Napoli, potete recarvi alla Fondazione Plart (clicca qui) in via G. Martucci 48, dove è esposta una delle collezioni permanenti di plastiche storiche più originali al mondo.
Fondazione Plart Grafton Plastic Jazz