Chiamatelo Gigi

Le somme s’imparano in prima o seconda elementare. “Cambiando l’ordine degli addendi,” ripetono, da generazioni, pazienti maestrine, “il risultato non cambia”.
Allergici alla matematica? Provate con la cucina. Amalgamando uova, burro, zucchero e farina, si ottiene un impasto. Cambiando quantità e qualità degli ingredienti, ecco la magia: una ventina di sotto-varietà di pasta frolla, a spanne.
Quasi tutti gli italiani hanno frequentato la prima elementare e mangiato, almeno una volta, una crostata. Eppure, a Casini, viene un’ideona: abbandonare la precedente carica per fondare un nuovo partito. La Nazione, si vocifera. Anche Alfano pensa a un lifting del proprio Popolo. Spero non propenda per La Stampa, ché sarebbe un autogol, in termini strategici; l’elettore è smemorato, d’accordo, ma conosce il conflitto d’interessi. A proposito: Mr B., mentre il delfino sguazza nella vasca del parco giochi, raccatta il sempreverde Montezemolo, travolto dal desiderio – o da un insolito destino? – di fondare Donne & Motori. Bersani, abbandonata ogni tentazione di aggregare le forze di sinistra, glissa su L’Unità, pronto ad accontentarsi di qualche Resto del Carlino. Carlino Marx, possibilmente. Pisanu, mentre strizza l’occhio a tutto quanto somigli a un centro (di gravità permanente?), sfila dal sarcofago il buon Dini e manda una letterina agli ex pidiellini: fratelli! È la forma, che conta, mica il contenuto! Fondiamo il Corriere dei Piccoli!

Vi prego, finitela. “Arriva sempre l’ora in cui scopriamo che ne sapevamo molto di più di quanto ritenevamo” scriveva Saramago. Non affannatevi inutilmente. Basta con le bandiere, gli asini, le querce, gli scudi crociati. Risparmiateci gli ottuagenari in naftalina spacciati per “volti nuovi”.  Se l’ippica non vi aggrada, allestitelo pure, il teatrino politico. E chiamatelo partito, popolo, gente, coso, oppure Gigi, fa lo stesso.
Tanto, al prossimo giro, ci facciamo un tiramisù. In due e due quattro. Con un bidone di caffè.

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