Circo Massimo, partita sospesa

 

Domenica sera ero a Circo Massimo a vedere la finale degli europei. Pazza.
Assolutamente a mio agio, ho cercato di seguire la partita. Nonostante la cortina fumogena, la contraerea delle trombette, i maxi schermi troppo piccoli e bassi e gli stangoni di un metro e novanta che si piazzano – come da manuale – esattamente davanti a te. Il mio pronostico è stato subito ottimista: l’Italia non può farcela, siamo seri. Ma in quella dantesca bolgia infernale ho pensato: “Senz’altro, poiché io sono venuta fin qui a rischio di morire soffocata, disidratata e asfaltata, giocheremo almeno una bella partita, ci faremo valere.” Da profana: ho visto una serie di uomini in miniatura, azzurrovestiti, tanto somiglianti a quelli della mia squadra di biliardino quando giocavo d’estate contro mio cugino. Della squadra di mio cugino non parlo, che non si riusciva neanche a vederla, da quanto girava veloce.

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