Come minimo, una sorpresa. La 66esima edizione del Festivàl di Sanremo, chiusosi iersera nel Teatro Ariston di Sanremo, va a Fausto Cigliano, il giovane chitarrista e cantante napoletano. Egli ha cantato la suadente ballata E se domani, composta da Carlo Alberto Rossi, su un testo assai ispirato del brillante paroliere Giorgio Calabrese.
Al secondo posto, accolto con entusiasmo dai molti rocker arrivati da ogni parte d’Italia, l’altrettanto giovane Adriano Celentano. La sua 24mila baci, scatenato rock and roll privo di una melodia davvero riconoscibile, avrà certo garantito al cantante di Milano i consensi del pubblico più giovane ma, è altrettanto certo, gli ha alienato quelli dei più avanti in età.
Un’altra sorpresa è il terzo posto, andato alla cantante Carla Bissi, quest’anno presentatasi con il nome d’arte Elisa. Ella si cimentava con una complessa partitura dello sperimentatore siciliano Franco Battiato e del violinista classico Giusto Pio. Per Elisa, come si chiama il brano, ha l’aria di una storia d’amore: ma, nel dietro le quinte, più d’uno sussurrava di trattasse non già d’un amore di un uomo per una donna, bensì di un essere umano per sostanza psicotrope di cui il legislatore italiano impedisce il commercio, ma non l’uso. Chi sa…. ma anche questa non pare canzone destinata a grande successo di vendite.
Come da previsione, invece, i premi della critica. La sala stampa ha votato come migliore canzone Tutto quello che un uomo, storia d’amore scritta da Roberto Kunstler e cantata in modo mirabile da Sergio Cammariere, che gli amici chiamano Stress, non si sa il perché. Nell’esecuzione, tutti i presenti, sia in sala, sia nel collegamento in mondovisione, hanno notato per il brio e il timing perfetto i soli dei maestri Fabrizio Bosso, alla tromba, Mario Corvini, al trombone e Luca Bulgarelli, al basso.
Trionfo in teatro per la consegna del premio al miglior testo. Hanno vinto infatti i Matia Bazar, con la splendida Vacanze romane, scritta dal batterista e poeta Giancarlo Golzi. Nella motivazione, i giurati hanno fatto rilevare, fra l’altro, l’eleganza della sintassi adoperata su un tempo di beguine e la perfezione di un novenario come Greta Garbo di vanità, disinvolta paracitazione di O vita, o Hanna Schygulla / sciantosa di varietà di Angelo Maria Ripellino.
Alla fine, standing ovation per il trio di presentatori: Bongiorno, che tornerà l’anno venturo, Maria Giovanna Elmi, in vertiginoso lungo optical di Balenciaga e la giovanissima Sabina Ciuffini che, anche l’ultima sera, non ha rinunziato alla minigonna per cui sta ottenendo i ben meritati successi.