Mio padre non riesce a morire.
Non è vecchissimo, ha la stessa età di Benedetto XVI° e un anno meno di Fidel Castro. Il primo gira il mondo, scrive libri, catechizza popoli, ed è acclamato da folle di giovani che lo trattano come una pop-star. Il secondo è decisamente più malandato. Ma non molla neppure lui il suo piccolo e martoriato impero.
Mio padre invece non è famoso, è un uomo che ha vissuto male soffocato da una sottile tenue infelicità, che ha condizionato anche i bei momenti e i successi ottenuti. E’ un uomo mite cui la vita chiedeva di essere un leone. Lui non ce l’ha mai fatta a ruggire, è stato per lo più un buon mulo. Un mulo con un grandissimo senso dell’umorismo e dell’ironia, che mi ha regalato a piene mani. Sicuramente è stato un nonno magnifico.
Del mulo ha pure la fibra forte: non sono mancate le grane di salute, un paio anche gravi, ma lui le ha superate tutte senza mai lamentarsi troppo. Come se non se lo permettesse, come fosse convinto che il suo campo di battaglia fosse altrove.
Finchè dopo un periodo di stranezze un po’ allarmanti e un po’ buffe, scambiate per eccentricità da anziano, gli è stata diagnosticata una Demenza da Corpi di Lewy. Mica male eh? Un nome elegantissimo per una malattia che ti riduce un deficiente, un neonato che regredisce come Benjamin Button. E così sembra: rattrappito in posizione fetale, con due peluche in mano perché non si strappi il sondino naso-gastrico necessario all’alimentazione, che sparata nel naso finisce direttamente nello stomaco. Figurarsi se solo avesse immaginato di finire così!!!
-Ciao papà!! Sono io!
Silenzio. Sguardo nel vuoto
-Come va? Mi senti?
Diamine! – questa era una sua risposta tipica. Ogni tanto la spara fuori ancora.
Guardo questa cosa e lo rivedo con un libro di Umberto Eco in mano, autore che amava, o lo sento riproporci a memoria poesie e brani di prosa, o citare classici in latino. Era figlio infatti di un professore di lettere, ma l’abbandono del padre, colto comunista e donnaiolo, gli aveva impedito di arrivare lui stesso alla laurea. Una delle sue tante frustrazioni.
Ora mio padre è accudito da un angelo custode ucraino, perchè esistono questi angeli custodi eccome! lo posso garantire. Due giorni fa mi ha telefonato per avere sue notizie la badante salvadoregna della mamma, che se ne è andata già da tre anni. La aggiorno e le racconto i dettagli concludendo:
– E’ così, papà non riesce a morire.
– Già… -sussurra lei con la sua cadenza sudamericana – non vuole morire…