CODA – I SEGNI DEL CUORE (OSCAR 2022)

Una famiglia unita quella di Ruby, che si sostiene, scherza, ogni tanto baruffa, anche se diversa dalle altre. Padre, madre, fratello maggiore di Ruby sono non udenti, lei è l’unica a sentire suoni e a emetterli. Fin da bambina ha fatto da tramite con il mondo esterno: con il linguaggio dei segni ha tradotto ciò che i familiari non erano in grado di udire e ha risposto in loro vece. Ruby ha 17 anni, è carina, spigliata, anche molto puntuta con gli altri e con i suoi quando la stuzzicano ma con i suoi compagni di scuola s’intende poco: la prendono in giro perché all’inizio “parlava strano”. Anche il suo professore di musica alle superiori, l’estroso e collerico Roberto Villalobos, la strapazza per la sua ritrosia a esporsi in pubblico, anche se capisce da subito che la ragazzina ha una voce incantevole.
Remake di un film francese del 2014La famiglia Bélier, CODA (tralasciamo l’infelice sotto titolo italiano) è l’acronimo di Children of Deaf Adults. La regista Sian Heder trasporta la vicenda in un paesino del Massachussets la cui maggior risorsa è la pesca. Anche per la famiglia di Ruby, la pesca è l’unico sostentamento ma le cose si complicano quando la ragazza decide di andare a Boston a studiare canto.
CODA ha vinto il maggior numero di statuette – Miglior film, miglior attore non protagonista (il bravissimo Troy Kotsur nella parte del padre), miglior sceneggiatura non originale – agli Oscar 2022. La pellicola, bollata da molti come assolutamente inadeguata ai premi ricevuti (grida “vendetta” scrive sul Corriere uno dei più grandi critici italiani), pur essendo un rifacimento, ha una forza e una grazia peculiari. La cosa che la differenzia dal film originario è che tutti gli interpreti principali – tranne Ruby, ovviamente, una straordinaria Emilia Jones – sono davvero non udenti. Il film dà voce e presta orecchio a un’immensa comunità di persone che soffrono dalla nascita di questa disabilità. C’è una scena in cui padre e madre (lei è l’indimenticabile Marlee Matlin, premio Oscar per “Figli di un Dio minore”) assistendo a teatro alla performance della figlia sono sì felici per lei ma non sentono niente e per un paio di minuti anche noi spettatori non sentiamo nulla, nessun canto, alcun rumore, siamo insieme a loro nella bolla di silenzio che li circonda, sempre. Non possiamo concordare, quindi, con il “grande critico” che liquida sprezzante come “stracco remake” il film della Heder. Noi che amiamo le cose semplici, che diamo un valore non solo artistico alle opere cinematografiche, a noi questa storia toccante e mai melensa è piaciuta.
CODA – Stati Uniti Francia 2021

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