Colori nel deserto

“Avrebbe voluto delle cose lussureggianti, un dialogo forse al fine d’illustrare questa agilità dei sensi che, al culmine dell’esperienza, sentiva come un invito al delirio (…) Inesauribilmente trovare la faglia, il piccolo passo dove il senso invoca qualche audacia. Questo era il prezzo della bellezza come una luce sperata. Maude Laures si era lasciata sedurre, risucchiare dalla sua lettura. Non sempre è possibile sognare senza dar seguito alle immagini ”.
Si resta abbagliate, leggendo le frasi di Nicole Brossard. Citarle semplicemente, ripeterle come mantra nei momenti di oscurità, sarebbe forse il modo migliore di parlare di un suo libro. Il deserto malva è un testo sperimentale, racconta di un libro che incontra la sua traduttrice, parla di quei momenti di attivazione del desiderio che accompagnano lettura e traduzione, di amore per il testo e per chi lo popola. Il libro è, per Brossard, un corpo che si trasmette.
Laure, Mélanie e Maude – autrice, protagonista del libro e traduttrice – sono legate da un desiderio fra donne che si esprime attraverso atti linguistici, in una lingua comune nel contempo nitida e non conformista – senza gli svolazzi sghembi delle finte avanguardie postmoderne – , capace di tenere la barra del senso ben salda nella sua rotta e di emozionare per il suo ardore.
Un libro per “fedeli d’amore”, per chi possiede sguardi che non fanno sconti all’esistente ma riescono ancora a immaginare. La vita nel deserto non è soltanto squallore fra motel, ebefrenici clienti, scienziati atomici e televisioni. E’ anche incontro con il fulmine, con una natura che pulsa di realtà, fra donne non rassegnate e spente, che frugano fra le pieghe del linguaggio riuscendo ancora una volta a ritrovarsi.

Nicole Brossard, Il deserto malva, a cura di Elena Basile, WIP Edizioni, 2010

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