Una tragedia bolognese
– Dai papà il mister ci tiene. Allo stadio con la famiglia!
– Non lo so Filippo, tua madre è reticente…
– Reticente e bugiarda.
– Non leggi solo Wu Ming te? Che ne sai della Franca Valeri?
– Siete voi che siete vetero. Ma non l’hai letta la Concita come gode del trionfo degli All Blacks? Un vero tripudio, non pugnette.
Li becco in corridoio che già confabulano, padre e figlio, sulla prossima domenica. Il mister ci tiene e cchecazzo. Roba da non potersi più presentare in salotto né da una queer, né da una del pensiero della differenza, né da un’ antropologa francese, né da una materialista astorica, sarei tagliata fuori dalla vita sociale. E anche Piero, che ha conosciuto Isherwood quando studiava in California – in modo del tutto casto e zen, dice – è alquanto in imbarazzo. Sebbene poi, per dirla tutta, è anche colpa mia se Filippo, per la Bologna degli ultras solo Pippo, è venuto fuori uno di loro. Sono io che, stufa dell’intellettuale ex Pci di bell’aspetto ma sfigatello di pettorali, ho gentilmente spinto Piero alla palestra, facendone un mostro psicolabile e narciso più di quanto non fosse già di suo.
Non contento, lui ci ha provato con il bambino, che era formoso, dotato per il pianoforte e dolcemente femmineo come me, lo ha portato in certe palestre di san Donnino dove lavorano ex partigiani esperti di arti marziali che lui solo sa, e ne ha fatto quel terribile boro tatuato di terzino del Bullagna football club che ora Filippo è.
Pippo, mio figlio, l’idolo della curva. Non avevo previsto le funeste conseguenze della svolta della Bolognina, del crollo e della rinascita dei pettorali, in mio marito e in mio figlio.
Il fallimento di un intero piano educativo quinquennale, la nascita di un idolo della domenica – ed è solo colpa tua, Piero.