Non ero mai andata da uno strizzacervelli. ero entrata in quella stanza perché dicevano che ero pazza, ma lui ha cominciato a strizzare strizzare strizzare, e io sono uscita da lì ridotta come una pezza.
a pezzi. ecco come mi sentivo, mentre mi chiedeva il pizzo, 100 euro e lode a me, nell’alto dell’oh cielo che ho esclamato senza segno d’interpunizione. eppure se la sarebbe meritata eccome, una punizione
esclamativa, il mio caro psichiatra infantile! un dottore bambino per me, che sono cresciuta da un pezzo mica da un pazzo! mi dica, dottore da strapazzo, che poi strapazzo sarà lei, che mi strapazza. io non scherzo con la pazzia, ci scherzano a napoli, dove la vita è una ‘pazziella’, un gioco… mi dica, puscologo tutto ciccia&brufoli, perché sono stesa su questo divano letto a una pazza a fare salotto nel suo bivani, vano due volte il tentativo di farmi sentire a casa, perché io vivo in vano, me ne basta uno, aiuta
a sentirmi meglio quando mi parlo. già così faccio fatica a seguirmi, seguirsi da soli non è mica facile, mi segue? come osa! io parlo e lei mi segue, se non è s-talking questo! e poi la matta da legale sarei io, che dovrei parlare solo in presenza del mio avvocato, ma già pago caro lei, caro il mio psycoempatico! mi faccia il favore, favorisca, che io ho fame di senso e non trovo pace dei sensi. ah, i sensi! sono così abili a farsi sentire! la sensiabilità, dottore, dove la mettiamo? in tutti i sensi, se tutto questo per lei avesse un senso, ma non ce l’ha. non sens, non ved e non parl, lei. medico della muta, come la scena che sta facendo ora, perché sono io che devo parlare. i matti non devono stare in silenzio, i matti hanno l’oro in bocca, la sua. con tutti i soldi che le diamo per una dentatura a 18 cariati! denti con le placche d’oro, mi fa sensodyne tutto questo. lei invece non è sensiattivo, i suoi sensi sono in sens-bye, e scusi se non è salutare, ma me ne vado senza lasciare nemmeno un saluto di mancia. bisogna portarselo sempre dietro, il saluto. potrebbe servire per un addio sensato.