Il provvedimento disciplinare è stato dunque preso. Non gli è stato perdonato l’ennesimo episodio di violenza verso i compagni: l’ammissione all’esame di terza media si fa sempre più incerta. Per Andrea, il ragazzo che affianco a scuola, è la seconda sospensione dell’anno. Ma questa volta è stata aggiunta una formuletta, non dissimile dalle clausole scritte in calce alle polizze assicurative, quelle che solitamente celano un sottile inganno: con obbligo di frequenza. Traducendo per i non addetti ai lavori: io e lui da soli in un’aula. Devo farlo lavorare duramente: la punizione dev’essere degna di tal nome. Chi la subirà realmente mi è fin troppo chiaro.
Parto deciso, entrando secco alle caviglie. Qui non ci sono signorine in campo: ha voluto il gioco duro, e gioco duro sia. Dieci e dico dieci espressioni lunghe quanto la Quaresima, di quelle che ti obbligano ad andare a capo sul quaderno. Chiarisco la tempistica: nel più breve tempo possibile, con rapidità. Quando vuole sa essere assai svelto: ha un bel pugno, non c’è che dire, non si fa in tempo a pararlo. Ma già alla seconda comincia il sabotaggio. Le parentesi assumono aspetto e forma sempre nuovi. Il tutto è molto creativo ma non ha troppo a che fare con la matematica. Le graffe ondeggiano in un balletto immaginario, le quadre si rettificano, le tonde non si aprono e non si chiudono più: giacciono come segni di arcaiche scritture. I miei rimproveri hanno inizialmente buon esito ma, alla quarta espressione, il problema torna a ripresentarsi.
Ripenso a quanto emerso dal colloquio con la psicologa: Andrea è probabilmente un ragazzo abusato. Sento che dopo il bastone, più minacciato che effettivamente brandito, è giunto il momento della carota. Butto lì una frase banale, quelle che rispolveriamo quando vogliamo essere simpatici: Cos’hai, sei innamorato?
Lui la prende molto seriamente: Sì, ma come fai a saperlo?
Enigmatico, faccio riferimento a misteriosi poteri magici degli educatori. Sì, è quella di seconda C, un po’ vistosa per la sua età. Dunque, anche il mio mostro ha un’anima e dei sentimenti. Provo ad approfondire: Cosa ti piace di lei?
Risponde con sagacia: Le tette.
Apprezzo la franchezza, ma devo ricordargli che le ragazze sono anche altro. Ascolta in silenzio, pare interessato. La stanza vuota rimbomba solo delle mie parole. Percepisco il ticchettio irregolare delle piogge primaverili sui vetri. Non sono nemmeno le dieci.
Passiamo a Geografia.
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