Contro l’amore

Ti amo”, lui le dice. E la guarda come il ragno ama la mosca. Affamato.
“Ti amo”, lei gli risponde – e intende, feroce: quindi tu dovrai amarmi per forza.
“Ci amiamo”, si ripetono affogati in un bagno di endorfine. Drogati da potenti neurotrasmettitori che trascolorano la luce. Vedendosi reciprocamente come la pentola di monete d’oro alla base dell’arcobaleno. Oh, stupore e pienezza. Oh, tesoro. Oh giustificazione del mio essere. Oh che palle.
“Ci amiamo”, gridano al mondo tenendosi per mano, eppure nemmeno si vedono.
(“Chi sei? Me!” “Chi sono? Te!”). Si specchiano. Riverberano l’uno sull’altra il miraggio, un ricordo infinito d’infanzia, l’eterna proiezione dell’immagine fatata di sé. Si danno ragione a vicenda, perché ascoltano ognuno solo la propria voce, e la canzone che gli rimbomba nelle orecchie – come l’eco dei paradisi perduti.
Prima o poi uno dei due si sveglierà.
L’amore è un pacco. Nel migliore dei casi reciproco.

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