Dice: “Ma basta!
M’hai rotto il casso
con queste lacrime,
con questo andasso
di voce tremula,
di rime sparse
di lagne atipiche,
seppur riarse.
Mi sono emetiche,
quasi diarroiche,
le introspezioni
se logorroiche.
Cambia registro,
sii più attuale,
guardati intorno,
pensa al sociale”.
Così rifletto,
ma la politica,
or come ora,
mi pare stitica
di buone pratiche
e di ideali,
di concordanze
(pure verbali).
E mi preoccupa
il mondo intero
e il suo futuro
sempre più nero.
Vedo la guerra, vedo la morte,
vedo innocenti, la loro sorte,
vedo le fughe dei disperati,
vedo i barconi e gli annegati,
vedo la crisi, i licenziamenti,
vedo tra i giovani visi più spenti,
vedo le truffe e i ladrocini,
sempre più soli vecchi e bambini.
Ma no, mi dico,
poi ci ricado:
ancora lacrime,
peggio del fado…
Ci vuol qualcosa
di senso pregna
per chi combatte
e non si rassegna:
apro l’armadio,
tiro giù un pacco
e mi preparo
al nuovo scacco:
provo un bikini,
neppur vi entro,
mi insulto piano,
ripongo dentro.
Or posso scrivere, di ragion lume,
che questa è critica e di costume!