Esiste la possibilità di parlare di unità d’Italia in modo non retorico e, come si dice oggi, “posizionato” in un’area non paternalista? La strada appare poco percorsa, ma si può provare a parlare di un gayo testo di Luigi Settembrini, quantomeno. Settembrini è un cospiratore antiborbonico; condannato prima a morte quindi all’ergastolo da Ferdinando II, fugge rocambolescamente, vive in esilio, diventa quindi senatore del regno nel 1873. Fra le sue carte inedite I neoplatonici, storia grecizzata di un amore gay, la cui pubblicazione viene impedita da un “padre della patria” come Benedetto Croce, che lo definisce: “lubrico e malsano (…) errore letterario del Venerato Maestro, martire patriottico dei Borboni”.
Venerato Maestro, quindi, ma non per ciò che esce dalle righe del conformismo eterosessista, diffuso ora come allora, e anche in ambienti laici come quello crociano.
Sotto le mentite spoglie della traduzione di un manoscritto greco ecco un incipit che suona ancora attuale:“I Neoplatonici di Aristeo di Megara è una di quelle favole milesie, di cui i delicatissimi Elleni tanto si dilettavano. È un racconto osceno sino a la metà, ma è una opera d’arte; e perché bella opera d’arte è tradotta in italiano. Noi uomini moderni abbiamo tutti i vizi degli antichi Elleni, e forse anche più e maggiori, ma li nascondiamo non so se per pudore o per ipocrisia: quelli non nascondevano nulla, ed abbellivano con l’arte anche i vizi. Uno dei caratteri principali dell’Arte greca è questo che ella non è ipocrita, non nasconde nulla, rappresenta l’uomo nudo qual è.
” Callicle e Cloro, i due ragazzi del libro, si amano senza ombra di peccaminosità e senza reticenze, nella loro Wonderland pre-cristiana. Fa riflettere il fatto che l’opera sia stata pubblicata per la prima volta in Italia solo nel 1977. Un differimento autoriale, dunque, frutto dell’autocensura di Settembrini e forse delle sue proiezioni su un testo postumo, che uscisse in un’epoca futura dove il desiderio omosessuale potesse non essere stigmatizzato? Può darsi; ma soprattutto uno spropositato differimento editoriale, in un tempo futuro che, per gli omosessuali italiani, stenta a venire, nonostante i 150 anni di un’unità alla quale un Venerato Maestro come Luigi Settembrini ha non pavidamente contribuito.
Luigi Settembrini, I neoplatonici, Sellerio 2001