Per cominciare basterebbero i nomi: lei, la protagonista, l’aspirante scrittrice famosa Edgarda Solfanelli. E gli altri, i comprimari e antagonisti: altissimi o bassissimi, magrissimi o grassissimi, bruttissimi (soprattutto le donne) o bellissimi (qualche uomo). Che si chiamano Brandon Pallotta, Sigismondo Tortorelli, Ombretta Barba, Valerio La Sorte, Rebecca Marquez, Enrico Mosk Moschetta – o el Chencher piuttosto che er Crotalo. Colorati, unti, evanescenti, laidi o luccicanti, tutti molto ma molto più del normale. Si aggirano in un folle e misero mondo letterario emilian/romagnolo, coi loro snobismi e le loro ciucche apocalittiche, mentre l’intraprendente Solfanelli, con ogni arma, lecita o illecita, compresa una ceretta inguinale, lotta per affermarsi.
Un romanzo pirotecnico e picaresco, con un preciso tema centrale: come si fa a diventare scrittrici famose? Incontrare le Persone Giuste, avere un Agente Letterario, farsi ammettere nei Salotti Importanti, prima di tutto.
Poi scrivere. Forse persino saper scrivere. Chissà. Uno slogan per la ditta Italiana Due Gomme. Due libri per bambini con un conigliotto incontinente come protagonista. Una serie impossibile di romanzi d’amore rifiutati dall’adorato Editore uno dopo l’altro. Perché forse Edgarda sa scrivere, e ha talento. Ma, come ammette lei stessa le storie d’amore no, non le sa e non le saprà scrivere mai. Fossi in lei non mi preoccuperei tanto, perché la sua creatrice, Maria Silvia Avanzato, scrive benissimo, frizzante e incontenibile, anche quando d’amore non si tratta affatto.
Un libro dalla cui lettura si esce confusi e sudati, ma felici. Sapendo che il lavoro più importante del mondo è ancora e sempre questo, il nostro: la letteratura.
Maria Silvia Avanzato, Crune d’aghi per Cammelli, editore Fazi, euro 14,50