A Forio d’Ischia, c’era una volta

Vorrei ricordare Forio d’Ischia, che frequentai da ragazzo a partire dal lontano 1959, quando il piccolo paese di pescatori e contadini non era ancora un centro iper turistico quale è oggi, ma era soprattutto frequentato da personaggi provenienti da tutto il mondo alla ricerca di un luogo lontano dalle metropoli, dove la vita pareva immutabile secondo i ritmi propri di quel ‘paganesimo mediterraneo’ che il golfo di Napoli aveva saputo custodire.
La piazzetta centrale di Forio d’Ischia non dice oggi quasi più nulla, di quello che fu il ‘Bar Internazionale’ di Maria Senese (1898-1977) dove poeti, artisti, letterati, attori, uomini di cinema si incontravano negli anni Cinquanta in un cenacolo ospitale e capace di amalgamare personalità, linguaggi e culture diverse.
Ischitana verace, con la frangetta di capelli irsuti sulla fronte, guardinga e generosa, Maria dava del ‘tu’ ad Auden ( ‘il signor Odèn’ lo chiamava) a Truman Capote (che la amava meno) al pittore tedesco Eduard Bargheer, all’attore Zachary Scott, ad Enrico e Otto d’Assia, che a Forio si erano ritagliati un angolo di via paesana dove sorseggiare il distillato vino bianco locale, e fare le ore piccole. Auden si dice abbia trovato ispirazione in Maria Senese per il personaggio di Babà la Turca ne ‘La carriera di un libertino”, opera scritta a due mani con Chester Kallmann e musicata da Igor Stravinsky. Quando nel 1948 arrivò Auden con il compagno Chester Kallmann fu l’inizio di una grande amicizia, : «… Maria era squadrata, di corpo e di faccia, e aveva i capelli neri come lucido da scarpe, tagliati corti con la riga al centro, dove faceva spesso capolino il bianco su entrambi i lati …».
Maria fu capace di mantenere sempre vivi i contatti epistolari con tutti i suoi clienti-amici. E non si tirerà indietro quando si tratterà di difenderli, sia quando il sindaco di Forio la pregò di diradare le riunioni al caffè di artisti manifestamente omosessuali perché “davano scandalo”, ed ella beffarda rispose che i foriani si lamentavano dei suoi clienti senza tener conto dei “ricchioni” che avevano nelle loro famiglie…
Gli amici pittori ricambiano le cortesie, regalandole quadri: cominciò Joaquino Kalkereuth nel 1949, seguito da Bargheer, trasformando il bar in una piccola galleria d’arte.
L’album della “Cafettiera” si riempì di lettere e tante testimonianze di affetto.
Auden scrive: «Il Bar Internazionale./ Com’è allegro sereni esser seduti/attorno a un tavolo sotto le stelle estive/ ridere e chiacchierare sul vino e sugli strega/ che ci ha portato Vito. /Ma,quando la bellezza passa, ricorda, forestiero,/in un angolo, qui, inevitabili/ come la morte o le tasse, a notare il tuo contegno,/gli occhi di Gisella./Yankee, Limey, Kraut, Foriano, Romano,/ Signore, Signori e il Terzo Sesso, imitatemi, sollevate i bicchieri, bevete alla nostra Ostessa gridando: Viva Maria”.
Ed Elsa Morante: «Alla cara Maria, la caffettiera./ Fra le isole belle/ Una bella più bella/ Fra le piazzette amate/ Tra i caffè più ospitali/ il più ospitale: /Caffè Internazionale di Forio./ E alla cara Maria, la caffettiera/ fra tutte bella e amata/ ospitale e galante/ resti qui da stasera/ questo mio ricordo».

mariada_maria

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