Cenerentola in cucina
Le ore migliori di Cenerentola erano quelle passate giù in cucina
aveva per così dire
libertà d’intelletto.
Si stringeva le tempie fra le mani
i capelli ricoperti d’unto.
Volava con la mente verso luoghi lontani
impensati
inspiegabili
sensazioni che lei conosceva senza dare loro un nome.
E abbassava gli occhi sul grembiule
imbrattato e macchiato
e sapeva quanto grande è la distanza fra Qui e Lì
se pure è misurabile
e poi ciò che comincia qui ed ora
non ha fine nel tempo
né un punto nel tempo.
E tracciava un cerchietto intorno a sé
si faceva un contrassegno
ovviamente immaginario.
Poi vedeva uscire quelle due con gli abiti migliori
eleganti, sfarzose, profumate
tutte tronfie.
E non voleva davvero trovarsi al loro posto.
Infiniti tesori possedeva nella sua fantasia
infiniti veramente
e senza forma.
Aveva un piccolo groppo di calore in gola
e un battito violento, malato del cuore.
Ed esisteva fuori di tutti
piangente, riarsa dalla febbre
in ogni istante pronta a smettere di esistere.
Aveva un punto di osservazione
di rara distanza
come stesse sul pianeta Marte
il pianeta della guerra.
E stringeva i pugni, dichiarava:
parto per la guerra.
E poi si addormentava.
“Cenerentola in cucina” letta da Anna Toscano
La poesia di Dalia Rabikovitch è un poesia piena di dialoghi, di un io e un tu che si fanno domande e danno risposte, e di storie. I temi del quotidiano si intrecciano a quelli della mitologia greca, della Genesi, della fiaba, in un linguaggio che sceglie un lessico contemporaneo contaminato dai classici di poesia ebraica. Autrice anche di prose, di libri per bambini e traduttrice, Rabikovitch nella sua poesia più matura ha creato uno stile personalissimo che ingloba e macera ogni sua forma di scrittura: la inizialmente pervasiva propensione per la fiaba, per la magia e la tradizione folklorica declinata in poesia d’amore e di passione si è trasformata in uno sguardo disincantato e talvolta sarcastico. Sono poesie in cui l’autrice applica “un punto di osservazione / di rara distanza” obbligatorio per una sensibilità acuta e per una percezione emotiva come la sua. Molti i personaggi femminili nelle sue liriche: storie di bimbe di un tempo, “e fui di nuovo bimbetta fra le tante”, donne in dialogo con l’altro, “cos’è l’amore? ho chiesto a Idò”, poesia intimistica che riflette, ”Noi siamo radicalmente diversi / siamo due”, trasposizioni dalla fiaba. La disperazione di Cenerentola è quella di molte, la depressione di Cenerentola è quella di Rabikovitch: la disperazione di chi cerca di salvarsi con “un cerchietto intorno a sé / si faceva un contrassegno” per preservarsi dal baratro, ma il cerchietto risulta “ovviamente immaginario”, che la fa “esistere fuori di tutti”, per essere “in ogni istante pronta a smettere di esistere”.
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Dalia Rabikovitch, in “Poeti israeliani”, a cura di Ariel Rathaus, Einaudi, Torino, 2007