Sapevo di Maastricht molto prima dell’omonimo accordo del 1992, bestemmiato e pianto, per via dell’assedio. Durante l’assedio di Maastricht, nel 1673 erano morti i due d’Artagnan, quello vero e quello di Dumas. Io conoscevo entrambi, avendo divorato la trilogia dei Tre Moschettieri e anche le Memorie di d’Artagnan, peraltro apocrife.
Una sera di pioggia torrenziale mi trovavo per lavoro tra Colonia e Anversa quando vidi il cartello Maastricht e decisi di uscire dall’autostrada. Il trattato economico era di qualche mese prima, e tutti parlavano di Maastricht in quel senso. Ma io pensavo solo a d’Artagnan.Lo cercai a casaccio, come è mia natura fare in questi casi. Sapevo che era stato ucciso da una palla d’archibugio proprio sotto le mura di un forte. Ma il forte dove diavolo era? Tra la pioggia, le pozzanghere e la ricerca del forte mi misi a guidare pianissimo e a zig-zag nel buio della sera dicembrina.Mi fermò una pattuglia di poliziotti e urlò qualcosa in tedesco.
«I’m looking for the place where they killed d’Artagnan» dissi con un sorriso amaro.
«THEY KILLED WHOM?» urlarono all’unisono, indispettiti.
«È successo più di trecento anni fa».
«Ah, d’Artagnan!» mi disse il capo pattuglia con perfetta erre francese. E partì a mitraglia con una serie di istruzioni seguendo le quali non mi sarei potuto sbagliare. Forse contai male i semafori. Fatto sta che mi persi e non solo non trovai il posto dove avevano ucciso d’Artagnan, non trovai più neppure l’autostrada da cui ero uscito.
Un anno dopo mi ritrovai a Maastricht in un caldo pomeriggio d’estate. Imboccai sicuro una strada qualsiasi e mi fermai nei dintorni di un parco. Parcheggiai la macchina e mi addentrai a piedi tra gli alberi, dove evitai ragazzi e ragazze dalle facce allegre, e puntai dritto verso un anziano signore col bastone. Gli chiesi di d’Artagnan, lui prese il bastone e indicò il luogo dove “egli era caduto”. Lo ringraziai e trottai felice verso il traguardo. C’era un pezzo di muro e sotto il muro un monumento grottesco. Una specie di pinocchio di bronzo alto forse un metro e venti, con la scritta d’Artagnan. «Monumento piccolino per un uomo sì grande» dissi all’ olandese più vicino.
Lui rispose: «Dimentichi che era nostro nemico. Dove trovi un altro luogo in cui i nemici vengono ricordati con un monumento?»
«In testa all’Assietta, vicino a Torino» gli risposi. «C’è un obelisco che ricorda in quattro lingue la morte gloriosa del generale Armand Fouquet de Belle-Isle, che fu massacrato assieme a 5000 soldati da quattro battaglioni piemontesi agli ordini del generale Bricherasio. Anche lui era francese e anche lui era nostro nemico: pensava di impadronirsi di Torino prima del trattato di Aquisgrana». Mi guardò a bocca aperta: lo avevo steso sotto le mura di Maastricht.