Due parole bellissime, il diritto, la civiltà. Su queste due parole di alto lignaggio ruotano i cardini della democrazia, si aprono le porte della giustizia e della libertà. Bisognerebbe rispettarle e onorarle. Tenerle sempre a mente, perché una società possa dirsi giusta. Invece, nel nostro paese diritto e civiltà sono calpestati, combattuti. Da chi non li vuole, da chi li teme e sciorina argomenti che hanno una base fondatrice, l’ignoranza.
Questi signori che si oppongono a una legge sacrosanta che sancisca e equipari le unioni omosessuali, fanno tre errori. Il primo è vituperare tout court l’amore, che non ha uno statuto naturale predeterminato. Parlare di contronatura è un’idiozia perché in natura accoppiamenti e legami tra esseri dello stesso sesso sono diffusissimi in moltissime specie viventi. Il secondo errore è ritenere che i figli abbiano migliore destino se nati da una madre e un padre. Idea facilissima da confutare, ricordando le parole di Bollea, il più grande neuropsichiatra infantile, per cui era sufficiente una figura materna (non obbligatoriamente una madre) per lo sviluppo di un bambino. O ricordando anche le infinite nefaste e violente conseguenze che una famiglia tradizionale può avere quando non è in grado di assolvere i ruoli genitoriali in maniera adeguata. Il terzo errore è ancora più spaventoso: in quale modo un amore omosessuale con tutti i suoi diritti dovrebbe inficiare o sovvertire un amore eterosessuale? Cosa può mai sottrarre? L’amore vero è etico a prescindere, presuppone vicinanza e condivisione, responsabilità nella crescita dei figli. E non si basa su di un sesso piuttosto che su un altro, ma sulla qualità e quantità che mette in atto. La qualità e la quantità sono appannaggio di tutti gli esseri umani, e se non le si pratica è solo colpa degli stessi esseri umani, donne o uomini che siano, uniti in qualsivoglia modo. Vogliamo capirlo?