A Bologna, dal 4 al 6 maggio, non perdetevi Divergenti, il festival internazionale di cinema trans curato da Luki Massa e Porpora Marcasciano. Si tratta della quarta edizione di un evento unico in Italia, paese nel quale l’immagine della transessualità è stata spesso associata a casi come quello di Marrazzo e Lapo Elkann ed esposta alla morbosità dei media senza alcuna considerazione per la sua dimensione umana.
Le “favolose narranti” (secondo la definizione di Porpora Marcasciano) occupano lo schermo con le loro storie di vita e di cambiamento, ci fanno entrare nella zona di desideri e di corpi quasi sempre inaccessibili allo sguardo. Colpendoci come spettatori, ma soprattutto come soggetti che credono di avere un’identità fissa. Ci spiazzano, forse a volte anche ci eccitano e spaventano, catturano il nostro sguardo e lo portano al di fuori dei limiti cosiddetti “naturali”. Trans, per me, vuol dire soprattutto “oltre”.
Il programma è ricco di suggestioni, sia internazionali che nazionali. Ne cito una, particolarmente ricca di una storica allure di “colore italiano”.
Si tratta de Il “fico” del regime (1991), un titolo che è un programma. Nata Gioacchino Stajano Starace in un paesino del profondo Sud, nipote del gerarca fascista Achille Starace, Giò approda a Roma negli anni in cui la città è una sorta di Hollywood sul Tevere. Si fa conoscere per il suo stile di vita anticonformista e come autrice di Roma Capovolta, testo autobiografico esplicitamente gay che racconta le sue esperienze nell’alta società. Sequestrato per oltraggio alla morale, il testo lo fa divenire un personaggio discusso. Fellini lo vuole ne La dolce vita , memore del suo bagno nella fontana di Trevi, che ispira quello di Anita Ekberg. Torna alla ribalta negli anni Ottanta, dopo il cambio di sesso a Casablanca. Diviene Maria Gioacchina. Nel 1992 pubblica La mia vita scandalosa; è il primo scrittore italiano ad aver pubblicato testi prima e dopo il cambio di sesso. Nel 2007 esce Pubblici scandali e private virtù. Dalla Dolce Vita al convento.
Il debito di gratitudine del cinema italiano per l’immaginario della cultura trans ha, quindi, radici profonde che questo Festival metterà in luce. E niente sarà più come prima. Favolosamente.
Il programma completo è qui: http://www.mit-italia.it/divergenti/index.htm