A ottantatre anni sei irrimediabilmente vecchio. Non c’è eufemismo che tenga, puoi essere in gamba quanto vuoi ma gli anni sono quelli che sono.
Se poi vieni dal profondo nord, che a certe latitudini corrisponde al profondo sud, se per tutta la vita hai lavorato con carta e penna, se sei un teorico puro, di quelli che ora si chiamano nerd, o geek, e una volta erano solo quelli strani, e sei schivo di carattere, abituato a sentirti dire che sei un pazzo visionario, con Eisenberg che si scomoda a comunicarti che stai sbagliando, che quella tua intuizione così suggestiva è folle, beh, allora il fatto che una mattina ti telefonino, e ti mettano su un aereo, e ti portino a un seminario in diretta intercontinentale nel quale viene annunciato che, dannazione, avevi ragione, che quella mattina di quasi cinquant’anni fa in cui tornasti di corsa da una passeggiata dicendo “ho un’ idea”, hai cambiato il modo di concepire la fisica …
Beh, le ascriveranno all’età, le tue lacrime, vecchio Higgs, e te le perdoneranno persino i tuoi concittadini.