Due italiane d’Europa

Ci inchiniamo, in segno di dolore. Ci inchiniamo davanti ai genitori di Fabrizia Di Lorenzo e Valeria Solesin, spezzati dalla insensatezza dell’odio e dalla insensatezza di perdere due figlie così: intraprendenti, studiose, rispettose, intelligenti.
In quelle due ragazze inermi piene di vita e ora senza più vita abbiamo visto espressa la nostra stessa rinascita, le nostre più coraggiose speranze. E non è retorica, banalità di parole di congedo, scrivere che abbiamo visto in loro la parte più bella di noi, la gioventù pulita che si mette in gioco, l’indipendenza forte delle donne di oggi.
Esistono persone belle, sì esistono in un mare di giovani sbandati e tira a campà, di adulti indifferenti e loschi. Valeria e Fabrizia avevano dimostrato che studiare fa la differenza quando lo si fa con passione, che affrontare il cambiamento nella vita è stare nel mondo senza preconcetti, che avere genitori (e non importa l’ambiente sociale di provenienza) capaci di trasmettere concetti meravigliosi in disuso, quali la gentilezza, il rispetto e la serietà fa una differenza enorme.
Non puoi essere etico se non ti viene insegnato. Ecco perchè vorremmo dire grazie alle due madri e ai due padri; anche se non lenisce, non scalfisce nemmeno l’estrema sofferenza che stanno patendo, il nostro dire loro che non hanno cresciuto le figlie invano, che i sacrifici fatti per loro e l’attenzione nell’educarle al meglio non sono vuoti sforzi che non hanno più senso.
Lo sappiamo, non lenisce. Eppure è come se i quattro genitori avessero educato e si fossero sacrificati per tutti noi, una nazione intera. Insegnandoci che esiste una strada e la possibilità di perseguirla, come hanno fatto le loro figlie che hanno attraversato il pertugio del futuro con fatica e correttezza.
Cerchiamo di far sì che possano vedersi almeno restituito un millesimo di quei valori che gli sono stati spazzati via dal nero del terrore. Glielo dobbiamo e lo faremo.

Fabrizia Di Lorenzo
Fabrizia Di Lorenzo

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