I vestiti di Virginia sono difficili, concettuali, drammatici, estremi – e nello stesso tempo portabilissimi, morbidi, delicati. Astratti come sculture, ma intessuti di seta e cachemire. Adatti a donne giovani magre alte ricche e belle come lei, ma in fondo anche a noi vecchie ragazze che non lo siamo. Sono abiti che sognano, anche incubi terribili a volte. E raccontano mille storie. Sull’amore e sulla sua impossibilità. Sul rifiuto del corpo e sulla sua sfrontata esaltazione. Parlano di orgoglio e di solitudine. Come le sue poesie.
I vestiti di Virginia hanno due anime, affascinanti e profonde ma diverse. Come lei. Che è due Virginie, perché alberga in se stessa, oltre alla giovane donna complessa dei nostri tempi, anche la meravigliosa, imprendibile, fatata bisnonna Virginia Bourbon del Monte, donna coraggiosa, modernissima, di una eleganza assoluta e naturale. Quella eleganza che non è posa né moda, ma semplicità e insieme lontananza dal mondo. L’eleganza della pantera, come direbbe Emily Dickinson.
Virginia non è una stilista – è una artista vera, intensa, dolorante e radiosa. Dall’intelligenza penetrante e visionaria. I suoi vestiti d’arte parlano dell’essere donna quasi con ferocia, e insieme con amore delicato. Indossarli vuol dire dialogare con lei, e con noi stesse fin nelle radici.