Un coccodrillo? No, grazie. A meno che non sia Camillo, il coccodrillo gonfiabile che si vedeva sul retro delle confezioni di formaggini e che si sperava prima o poi di poter vincere quando si era bambini. Poi si sa che quando si cresce si preferiscono altri giocattoli gonfiabili.
Un coccodrillo? Ma non l’è quell’animale che piange i suoi figlioli dopo averne fatto un solo boccone, quello che piange solo quando è sazio?
Un coccodrillo? Di quelli che si usano per le borse griffatissime da «signora mia, l’è una cosetta da nulla, la uso per fare la spesa!»
Un coccodrillo? No, impossibile davvero immaginare un coccodrillo per Paolo Poli.