Katherine conduce da 30 anni un talk-show serale, sempre lo stesso, basato su sketch e battute fulminanti sull’attualità. Ma da tempo gli ascolti sono in calo e la produzione decide di toglierle lo show. Katherine è una donna accentratrice e dispotica e si è sempre circondata di un team di soli uomini, di cui peraltro non conosce nemmeno il nome e che non incontra mai. La sua avversione per collaboratori di genere femminile è nota e le è valsa la fama di Crudelia nel mondo della TV americana. Per cercare di minimizzare i danni, si costringe ad assumere una sceneggiatrice donna. Molly Patel, di origine indiana, che ne sa di programmi televisivi quanto una bimba di pochi anni.
Il paragone che salta subito agli occhi è quello con “Il diavolo veste Prada” (2006), in cui la manager Meryl Streep tiranneggia la giovane Anne Hatheway, il meccanismo è lo stesso, ma qui il gioco è più sottile. Interpretata da una magnifica Emma Thompson, Katherine, pian piano indaga se stessa, il suo lavoro, il suo rapporto asfittico col mondo. Non senza aver prima sfogato tutta la sua arroganza nei confronti della giovane Molly, ingenua e piena di speranze, ma onesta e determinata a svolgere bene il suo compito.
Divertente e ironico, a tratti amaro, il film della regista di origine indiana Nisha Ganatra scolpisce due profili femminili molto interessanti e fa intravedere come sia possibile una forma di misoginia anche da parte delle donne verso le donne, una specie di “Eva contro Eva” (1950) dei nostri tempi.
La sessantenne Emma Thompson – la regista le ha ritagliato addosso questa parte – giganteggia in bravura e bellezza, ma non è da meno Mindy Kaling, che interpreta Molly e anche la vera se stessa, attrice e sceneggiatrice di famose sit-com statunitensi. Da segnalare anche l’ottimo John Lightgow nel ruolo del marito di Katherine. (Costanza Firrao)
Il paragone che salta subito agli occhi è quello con “Il diavolo veste Prada” (2006), in cui la manager Meryl Streep tiranneggia la giovane Anne Hatheway, il meccanismo è lo stesso, ma qui il gioco è più sottile. Interpretata da una magnifica Emma Thompson, Katherine, pian piano indaga se stessa, il suo lavoro, il suo rapporto asfittico col mondo. Non senza aver prima sfogato tutta la sua arroganza nei confronti della giovane Molly, ingenua e piena di speranze, ma onesta e determinata a svolgere bene il suo compito.
Divertente e ironico, a tratti amaro, il film della regista di origine indiana Nisha Ganatra scolpisce due profili femminili molto interessanti e fa intravedere come sia possibile una forma di misoginia anche da parte delle donne verso le donne, una specie di “Eva contro Eva” (1950) dei nostri tempi.
La sessantenne Emma Thompson – la regista le ha ritagliato addosso questa parte – giganteggia in bravura e bellezza, ma non è da meno Mindy Kaling, che interpreta Molly e anche la vera se stessa, attrice e sceneggiatrice di famose sit-com statunitensi. Da segnalare anche l’ottimo John Lightgow nel ruolo del marito di Katherine. (Costanza Firrao)
Meno male che ogni tanto esistono film che ci fanno uscire di buonumore e io che in questo periodo sono molto giù, avevo proprio bisogno di una commedia intelligente e terapeuticamente brillante come questa, anche se ha un titolo orrendo (E poi c’è Katherine) e pure diversissimo dall’originale che è “Late night”. Anche se la trama non è originalissima perché ci ricorda altri film che raccontano le rivalità tra donne e il mondo dello spettacolo dietro le quinte, qui c’è una Emma Thompson in stato di grazia che interpreta un personaggio stile David Letterman al femminile. Che sia una bravissima attrice l’abbiamo sempre saputo ma lo è anche di più in questa veste autoritaria, arrogante e allo stesso tempo dolente e ironica: una che, senza essere mai stata particolarmente bella, è diventata ancora più affascinante (della serie che a volte si può migliorare invecchiando). S’intuisce che il film è in parte autobiografico e infatti la regista – Nisha Ganatra – proviene proprio da quel mondo televisivo. Inutile aggiungere che, quando un bel film è diretto da una donna, (sapendo che le donne continuano ad avere più difficoltà a emergere) il valore si raddoppia. (Giuliana Maldini)
E poi c’è Katherine di Nisha Ganatra – USA 2019