Un attimo prima.
Solo un attimo prima, attraversava le nuvole, splendeva la sua vita nel sole come le ali d’acciaio che lo portavano. Solo un attimo prima, pensieri sonori e figure invisibili lo illudevano di compagnia: un rivivere istanti passati, un pregustare situazioni future. Solo un attimo prima, si sentiva invincibile: una figura mitologica metà uomo e metà albatro, velivolatile futuribile, principe dei nembi, Icaro vittorioso, Ulisse oltre il mito e le colonne d’Ercole, il dominatore dell’aria che sorvola il mare, possedendolo.
Poi.
Poi, improvvisamente, il rombo che diviene singhiozzo, la luce che arriva da un angolo illogico, l’orizzonte che si capovolge, la quiete prevedibile che diviene orrore imprevisto. Poi, improvvisamente, il fragore di parole insensate e razionalissime, di calcoli azzardati ed inutili, di grida mute, di bestemmie, di preghiere, di balbettii infantili. Poi, improvvisamente, l’azzurro che si confonde in altro azzurro, la gola che si serra, il buio negli occhi, il silenzio assordante della fine.
Un attimo dopo.
Un attimo dopo, la percezione di un altro elemento, di un altro tempo, di un altro sé. Un attimo dopo, un eterno presente incomprensibile, affollato di domande insolute, disturbato da immagini e suoni distorti che vengono da un altrove non più proprio. Un attimo dopo, creature inconosciute lo circondano, come ad accoglierlo e consolarlo.
Ora.
Ora è lì da molti anni. A volte si allontana da ciò che resta del suo gabbiano d’acciaio (una gabbia acciaccata), più spesso gli gironzola intorno nella disperata illusione di poterlo riportare tra le nubi, e lui tra gli uomini. Ora, come un pesce muto, dialoga coi pesci e osserva la danza delle creature del mare. Ora, quando non visto incontra un viaggiatore degli abissi, non udito gli chiede sempre, indicando la volta marina: “È questo il cielo?”.