Una lucertola che aveva un disperato bisogno di sole sortì dalla sua tana e si distese su una placca di granito.
Il count down dell’inverno era a buon punto, come testimoniavano le pennellate bianche sulle cime dei monti.
La lucertola era preoccupatissima, si favoleggiava che quell’anno sarebbero caduti metri su metri di neve.
Lo diceva il tasso, appoggiato dalla volpe, lo sosteneva pure il ghiro, tra una ronfata e l’altra: troppe api a ronzare per aria durante l’estate e – si sa – le api sono molto più affidabili di qualsiasi modello matematico.
Due o tre placche in là, la lucertola vide una scena che le piacque poco: un gheppio s’era avventato su un ramarro verde come una pochette padana, l’aveva ghermito e se l’era poi mangiato tranquillo, posato su un faggio.
Per un attimo la sua schiena fu percorsa da un brivido.
E si domandò se fosse preferibile tremare di freddo o di paura.
Una domanda a cui non le fu facile dare una risposta assoluta e universale.
Però pensò che le probabilità di morire per artiglio di un gheppio erano inferiori rispetto alla certezza di morire di freddo nella spaccatura buia in cui poteva dirsi sicura.
Così si godette il suo sole.
La lucertola non aveva un master in economia, non aveva neppure fatto studi di filosofia politica.
Fortunatamente aveva seguito l’ istinto .