IRLANDA DEL NORD E ADESSO? [Cose d’Irlanda #14]

(Cose d’Irlanda – 14)

Dopo mesi di incertezze riguardo alla Brexit c’è almeno una sicurezza, il 31 gennaio il Regno Unito uscirà dall’Unione europea e da qui a quella data l’argomento di discussione sarà sul come avverrà l’uscita, quali saranno gli accordi, se ci sarà una hard o una soft Brexit.

Ho voluto andare a Belfast per capire il clima che vi si respira dopo il voto del 12 dicembre e fare quattro chiacchiere con Padraic, ex combattente dell’IRA.. Alla domanda su cosa succederà ora in Irlanda del Nord  mi risponde laconicamente  ed in maniera preoccupata «Non lo so». Continuo a chiacchierare e mi rendo conto che non pronuncia mai la parola Brexit. Gli chiedo cosa lo preoccupi maggiormente e mi dice «Boris Johnson», e aggiunge che l’Irlanda del Nord potrebbe tornare indietro di 40 anni ai tempi tragici di Margaret Thatcher, la Lady di Ferro, colei che quando morì Bobby Sands a seguito dello sciopero della fame dichiarò che era morto un delinquente. Come è successo durante tutto il percorso della Brexit anche per queste elezioni forse la lettura che è stata fatta dai giornali italiani è stata riduttiva. Il voto era solo in parte pro o contro l’uscita dalla UE stante il fatto che, se le maggioranza per l’uscita era di conservatori, non mancavano dei pro Brexit nei laburisti. E così per i parlamentari contro l’uscita. La prima volta che parlai di Brexit con un ex IRA, vicino allo Sinn Fein, il partito nazionalista del Nord Irlanda, rimasi sorpreso quando mi disse cha aveva votato a favore, spiegando il suo voto con la sua contrarietà all’Europa delle banche e dei capitali.

In merito al confine tra Irlanda del Nord ed Eire, argomento che sinora aveva bloccato il trattato di uscita dalla UE, la vittoria di Johnson con una maggioranza che non ha bisogno del DUP, il partito unionista dell’Irlanda del Nord, rende le cose piú semplici.  Sino ad ora era stato il DUP a bloccare le trattative poichè chiedeva che l’Irlanda fosse uguale al resto del paese quindi che ci fosse un confine interno all’isola, cosa impossibile secondo il trattato di pace del 1998. Ora il confine potrà essere sul mare che divide Irlanda e Gran Bretagna lasciando libera la circolazione. Per la parte repubblicana dell’Irlanda del Nord la Brexit va a cambiare poco, in fondo il loro obiettivo è un’Irlanda unita, no la sola libertà di passaggio.

Nelle ultime elezioni il voto dell’Irlanda del Nord ha visto prevalere, seppur di poco, i nazionalisti sugli unionisti, ma ha visto un aumento dei voti per i partiti non schierati (In Irlanda del Nord i partiti devono dichiarare la loro collocazione). Pian piano in irlanda del Nord si sta sviluppando una coscienza che il problema principale è il declino economico, l’essere trascurati dalla madre patria e forse sarà questo, non la Brexit, a portare ad un distacco. Secondo il o Friday Agreement, il trattato del 1998 qualora la maggioranza degli abitanti dell’Irlanda del Nord votasse a favore potrebbero riunirsi all’Eire. Dovrebbe però votare a favore anche la maggioranza della popolazione della Repubblica, e ciò non è così scontato. I partiti di maggioranza non sono a favore dell’unione per motivi economici. A breve ci saranno nuove elezioni in Irlanda e questo sarà uno dei temi in dicussione nella campagna elettorale.

Che succederà del Regno Unito? Riprendo la risposta di Padraic: «Non lo so». Un Regno Unito che manterrà la sua compattezza risolvendo i problemi economici del Nord Irlanda e della Scozia? Una Irlanda Unita? Una Scozia indipendente? Una Irlanda del Nord e Scozia unite che formano un nuovo stato all’interno della UE?
I prossimi anni saranno decisivi ma qualsiasi previsione è avventata.

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