“Cosa non siamo e cosa non vogliamo”, volevo cominciare. Ma se non so neanche quello?
Come forse altri, non so cosa succederà. Non lo so, non mangio pane e volpe, non conosco le colpe, non divoro le polpe – io non ho la ricetta.
Invece incontro, sul web e altrove, masse di gente che la ricetta ce l’ha. Che ha mangiato la foglia. Che ha mangiato i foglioni, e ce li sbatte, flàp flàp sulle facce.
Unica chiave generale: l’odio. Dentro fuori sopra sotto – la colpa è di tutti tranne che di colui che al momento sta urlando più forte il suo odio, con immane certezza.
Che si fa? Ci sbudelliamo fra noi? Impicchiamo i politici? Impicchiamo gli evasori fiscali? Impicchiamo i giudici? Impicchiamo la Kasta, ma anche i milioni di kastini furbini italianucci? Impicchiamo la destra la sinistra la non destra la non sinistra il centro il sopra il sotto i grillini i tassisti i dipendenti statali i farmacisti i ciclisti i commercialisti i falsi invalidi i comunisti gli anticomunisti i populisti – impicchiamo Berlusconi Santanché Grillo Renzi Bersani Santoro Napolitano Monti Fornero Travaglio Casaleggio Casini Giovanardi? Impicchiamo i giornalisti? Ci impicchiamo fra noi?
L’odio trilaterale. O anche esagonale. L’odio intestino e intestinale. All’interno di ogni odio altri miniodi reciproci sprizzano.
Già, la paura rende cattivi. Anche il dolore, ma non sempre.
Io non ci sto.
Sono arrabbiata, spaventata e triste ma non voglio odiare.
Se l’Italia se la dovesse cavare sono disposta a mangiarmi la versione cartacea di queste parole, in maionese e con grande felicità.