La vita è fatta di incontri. Persone, cose, libri, musica, immagini riempiono ogni giorno le nostre giornate, segmenti di un percorso unico, particolare, che alla fine del viaggio avrà formato la nostra personale esperienza su questa terra. Per me un incontro importante è stato quello con Eleanor Rigby. La sua storia, immaginata e raccontata da quel romanticone di Paul McCartney, ha sempre toccato qualche mia corda lirica, nascosta ma non troppo. E ho deciso così di scrivere una traduzione del testo un po’ personale. Una Eleanor privata, tutta mia, che mi piace sottoporre al giudizio di lettori attenti e sensibili come quelli di Ellerì.
Guardatele. Osservatele una per una.
La moltitudine, immensa, delle persone sole. Non si sa da dove vengano né dove vadano, guardatele bene.
Eleanor Rigby è fatta della materia dei sogni.
Ai matrimoni indossa una faccia speciale. La tiene in un vaso speciale, vicino alla porta di casa e la indossa per farsi vedere da tutti. Nessuno la vede però, mentre raccoglie, per terra, il riso lanciato sugli sposi.
Padre McKenzie scrive il suo sermone. Lo scrive da solo, di notte, mentre si rammenda i calzini bucati.
Ma a che serve un sermone che nessuno verrà a sentire?
Guardatele, le persone sole. Osservatele bene, una ad una.
Eleanor Rigby è morta. E’ morta nelle sua chiesa, Padre McKenzie ha ancora le mani sporche di terra.
Da dove veniva, dove sarà andata?
Il marmo, un nome. Nessuno si salva da questo.