Elogio del rotto

Elogio del rotto, del vento
delle cose sbilenche, del precario equilibrio
del cesto di paglia in cui il gatto fa il nido
quando cambiamo di casa.
Nel sogno del suo mondo animale si crede un uccello
vola forse lontano.
Ci sono lettere che non sono state spedite
che sono state smarrite
difettose di una marca da bollo
di una parola che non scriva la fine
esistenze nel tempo che non sanno parlare
mondi e alfabeti diversi
lontani.
Sono stranezze del mondo dell’uomo
la distanza tra la luna e la terra ha la discontinua misura di un sogno.
Vite interrotte con approssimazione
perché mancava un invito
un tentativo
uno scopo.
L’esistenza è un marchingegno curioso
e la ragione meccanica di stelle e pianeti
si rimette a così strane eccezioni
da far dubitare non sia essa stessa nient’altro
che un’assennata finzione.
L’immaginazione, che si nasconde
nelle pieghe del corpo
a cui da vicino si accosta la morte
emette una luce
struggente.
Di notte assomiglia alle stelle.
Sulla terra dell’uomo
di così irraggiungibile
di così silenzioso
non c’è che il deserto di chi soffre
da solo.
Con sforzo smisurato scintilla
ogni esistenza incompiuta.
Da lontano
per chi insiste a sbagliare
per chi vuole vedere
forse un poco assomiglia
a tutte le vite nascoste
polvere e sabbia
che non hanno parole.
Disumano più volte
le inghiotte
il dolore.

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