Emily Dickinson parla di sé

1094

Questo è quello che ho
sono tutta lentiggini –
pensavo tu avresti prescelto
delle Guance in Velluto –
o piuttosto d’Avorio
tu quelle – e non Me.

271

Che cosa solenne – mi dissi
– essere bianca sarà
Indossarne – se Dio lo vorrà
l’intatto mistero.

E sacro – gettare una vita
nel pozzo splendente
che tanto leggera non torni
fino all’Eternità.


Mi chiesi – se è grande la gioia

a stringerla in mano
– o come un volare planando intravisto
in mezzo alla nebbia.

Allora – la piccola vita –
che piccola dicono i saggi
come Orizzonti mi gonfiò la camicia –
e “piccola” sogghignai piano – tra me e me. 

642

Di bandirmi da Me
fossi capace –
la mia Fortezza – sarebbe inespugnabile
sopra ogni Cuore.

Ma Io – assalto Me.
Come aver pace
se non sottomettendo
la Consapevolezza?

Poiché siamo Regine una per l’altra
come farò
se non così abdicando
Io – da Me?

704

Per ora – fa niente – Tesoro
ma quando sarò Conte
non pensi che vorrai aver parlato
alla scialba Ragazza?

Parole da nulla –
o un qualunque Sorriso non avermi concesso
non ti dispiacerà –
quando io sarò un Conte?

Lì – io non ne avrò bisogno
avrò Insegne –
Aquile sui Fermagli –
e sopra la Cintura –
d’Ermellino, il mio Abito da casa –
dì un po’ – Tesoro –
non pensi che vorrai aver sorriso –
precisamente – a me?

Traduzione originale di Giovanna Nuvoletti

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