Eppur si muore. Non ho più voglia di necrologi. È la mèta di un viaggio, la cosa che ci rende perfettamente uguali. È la vita che spesso è ingiusta. Fortuna, caso, predeterminazione, poco importa. E il viaggio si affronta con i suoi paesaggi belli o desolati. Nessuno non ne ha paura, poche balle, siamo fatti di carne e sangue conditi da una manciata di emozioni e di pensiero. Più elogi, meno necrologi. Dobbiamo avere il coraggio di riconoscere il valore delle persone in vita, risvegliare il piacere della gratificazione e dell’esempio da seguire. In poche parole stiamoci vicini quando siamo composti. Dopo, la desinenza “de” non lo permette più.