Pablo aborriva essere chiamato nonno. Aveva per i rapporti parentali un vero disprezzo. Perfino ai nipoti che andavano a trovarlo, il maggiordomo aveva ordine di rispondere il Sole non vuole essere disturbato. Ma anche agli altri: il Gran Maestro oggi non riceve, Monsignore è occupato. In villa non c’era alcuna traccia di nipoti né di altri familiari, non un giocattolo o una fotografia. Quando raramente i bambini venivano ammessi, avevano la proibizione assoluta di toccare qualsiasi cosa. A Esmeralda invece, la capra, Picasso permetteva tutto: mangiare a tavola con il suo padrone, arrotarsi le corna sui mobili settecento, correre e fare capriole nei saloni della villa, segnarne i percorsi con i propri escrementi per ritrovare la strada, come Pollicino. Delle sue ex mogli Pablo non si curò mai, come pure dei figli e dei nipoti; i suoi figli erano i suoi quadri. A Esmeralda dedicò perfino una scultura.